Morandi junior fa Gian Burrasca «Ritorno pestifero cantando»

Il figlio del cantante sul palcoscenico del teatro Nazionale: «Rita Pavone è venuta a trovarci. I brani di Rota? Sono da brivido»

Matteo Failla

Dopo un anno di repliche pubblico e critica sono ormai concordi: Giannino Stoppani, più noto come Gian Burrasca, non poteva trovare volto migliore per tornare alla ribalta che quello di Marco Morandi, un trentenne che in calzoncini corti, cappello e giacca a quadretti pare realmente il dodicenne protagonista de Il giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli, detto Vamba. Prorompente nella sua fisicità, provvisto di doti canore e ora, con così tante repliche alle spalle, anche spigliato nella recitazione in prosa. Si conclude così al Teatro Nazionale da oggi fino a domenica, l’avventura nel musical di Morandi junior, protagonista del Gian Burrasca riadattato da Marco Daverio con la regia di Bruno Fornasari, le scene di Giuliano Spinelli e le coreografie di Stefano Bontempi, ma soprattutto con la magia delle musiche originali di Nino Rota, riarrangiate dal maestro Roberto Negri, recentemente scomparso.
Tempo di bilancio per Marco Morandi, che col personaggio Gian Burrasca si è trovato proprio a suo agio: «Sono tornato indietro nel tempo - spiega - e ho ripercorso idealmente il mio periodo scolastico, quando ero solito combinare parecchi disastri. È stato anche un modo per compiere un viaggio a ritroso e rivivere sul palco quei momenti da bambino pestifero».
Rita Pavone, storica interprete del personaggio, cosa ti ha detto a riguardo?
«Ci ha dato qualche suggerimento sulla messa in scena e mi ha invitato a non ricalcare i suoi passi. Poi mi ha confidato che le sembravo molto adatto al personaggio. Soprattutto era contenta del fatto che fossi figlio di un suo “quasi fratello”, un collega che le era così vicino».
Papà (Gianni Morandi) e mamma (Laura Efrikian) cosa dicono?
«Entrambi hanno apprezzato il progetto e lo spettacolo. Del resto per me era una nuova esperienza. Ora che l’avventura è quasi arrivata al termine mi hanno consigliato di continuare».
Qual è stata l’importanza, per te che sei musicista, del consenso accordato dalla famiglia di Nino Rota a riutilizzare le canzoni scritte dal maestro per lo sceneggiato tv?
«È stata una delle ragioni che mi hanno portato a scegliere di partecipare al musical. Conoscevo le musiche di Rota, così belle ed emozionanti: sono loro l’elemento portante dello spettacolo. Io canto canzoni bellissime che mi fanno provare brividi, come Nostalgia di casa e Sei la mia mamma, ma tutti i pezzi sono musicalmente eccellenti. Lo spettacolo naviga su queste note coinvolgenti, ed è un onore per me aver conosciuto i componenti della famiglia Rota. E poi c’è l’eredità dei bellissimi arrangiamenti del maestro Neri, che poco tempo fa ci ha lasciato».


I progetti futuri dove ti portano? Verso la musica o nuovamente verso il musical?
«Da un anno ho in “freezer” un album che non ho potuto pubblicare per gli impegni teatrali, quindi ora mi dedicherò a quello; ma non è escluso che in futuro si possa tornare a parlare di un musical: aspetterò di vedere quali proposte arriveranno».

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