La Moratti si scopre sceriffo: «No alla moschea»

Pugni sul tavolo e tre volte no. «Finché non c’è il governo che dà garanzie e manca una legge nazionale, la moschea a Milano no». Dopo mesi di mezze frasi, Letizia Moratti prende platealmente una posizione contro i luoghi di culto islamici «facili» alla festa nazionale del Pdl al Castello Sforzesco di Milano. E batte anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno che fino a quel momento vinceva la sfida all’applausometro nel confronto-scontro moderato dal direttore del Giornale Alessandro Sallusti tra Milano e la Capitale. In piena estate il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni aveva alzato la temperatura politica in città invitando le istituzioni a sedersi intorno a un tavolo per trovare una soluzione al problema della preghiera dei musulmani milanesi, divisi per il ramadan tra palazzetti e tensostrutture. Ma ieri la Moratti ha ribadito dal palco che «a Milano ci sono già luoghi di culto ma non abbiamo una legge nazionale, Roma ha una grande moschea perché qualcuno si è preso la responsabilità per l’area di culto. Ma finché non c’è il governo che dà garanzie, la moschea a Milano non si farà». Ovazioni. Piace nella versione di sindaco-sceriffo, ricorda che è stata la prima a «muoversi sul tema della sicurezza, quando sono andata al Viminale con altri colleghi mi sono sentita dire dall’allora sindaco di Roma Walter Veltroni che Milano sbandierava la questione per motivi elettorali. Peccato che ero stata appena eletta e poche settimane dopo lo sentii dire che “siamo seduti su una polveriera”. Il buonismo di sindaci alla Veltroni non paga e non pagherà mai». Ecco perché dopo le polemiche sulle case popolari ai rom che verranno sgomberati dal campo di via Triboniano (e sugli alloggi c’è stato il dietrofront del Comune) segue la strada del presidente francese Nicolas Sarkozy e ribadisce l’«obiettivo zero dei clandestini in città» e l’esigenza di mandare via «chi non rispetta le regole, ma è impossibile con gli allontanamenti volontari, dobbiamo poterli espellere e l’Ue non deve lasciarci soli in questa battaglia».
Oggi il premier Silvio Berlusconi, in piazza del Cannone per chiudere con un comizio la kermesse nazionale del Pdl, potrebbe anche lanciare ufficialmente il Moratti bis. Massima allerta per la sicurezza del presidente del Consiglio, il Castello Sforzesco sarà blindato da oltre 500 tra agenti, carabinieri e finanzieri; 400 i vigilantes che gli organizzatori hanno assoldato da una società specializzata di Bergamo. Quello di oggi alle 16 è il ritorno in piazza a Milano dopo il comizio del 13 dicembre, che finì con il premier aggredito da Massimo Tartaglia, l’uomo con disturbi psichici lo colpì al volto con una statuina del Duomo. Questa volta la guardia è altissima per gli episodi di violenza politica degli ultimi mesi in città.

Ultimi della serie: gli assalti degli autonomi contro il senatore Pietro Ichino e i lavoratori dell’Aler alla festa del Pd e l’agguato di due sere fa contro il direttore di Libero Maurizio Belpietro. Si attendono al Castello 100mila persone, in arrivo supporter anche dalle altre regioni, 1.200 in pullman dalla Toscana, più di mille dalla Liguria.

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