nostro inviato ad Appiano Gentile
Convocato da José Mourinho, allontanato da Massimo Moratti, la storia di Mario Balotelli viene riscritta ogni paio d’ore. Il presidente era salito ad Appiano con tutte le buone intenzioni, cenare con la squadra alla vigilia di una partita che ritiene fondamentale per la rincorsa al 18esimo scudetto e quietare Balotelli ancora al centro di una giornata scalpitante. Cena, Balotelli seduto due tavoli più in là, spalle al presidente, battute, risate, il ragazzo in certe situazioni è un bambinone. Al termine colloquio a due, il presidente capisce che Balotelli non è sereno, è convocato ma potrebbe andare in panchina con l’Atalanta, e poi nel ritorno di Champions al Nou Camp, il ragazzo è giù, confessa che non sente la maglia e Moratti gli fa: «Stai a casa Mario, riposati». Decisione maturata al fine di evitare nuove e ulteriori tensioni, la squadra questa volta non c’entra, nessuno ha fatto pressione, Balotelli ha lasciato il ritiro in prima serata. Troppo per un ragazzo di diciannove anni, fermate la giostra.
Una giornata di festa iniziata con un allenamento a porte aperte, duemila persone, quasi due chilometri di automobili fuori dai cancelli di Appiano, su quello che dà l’accesso al campo sotto la tribunetta una scritta con spray verdastro: «Balotelli vattene». La medesima scritta su una casa cantonale lungo l’autostrada. Va bene, se ne andrà. Storia vecchia, odore, sfinimento, possesso palla nauseante, ancora Balotelli. Dopo quelle mai arrivate ai primi di aprile, quando rischiava di zappare Appiano Gentile fino al termine della stagione, nel primo pomeriggio erano arrivate nuove e inconsistenti scuse dal suo clan a sua firma: «Quando sono entrato in campo e ho sentito i fischi della gente e le urla dell’allenatore, ho perso la testa, non capivo più niente e poi alla fine mi son tolto la maglia solo per sfogare la mia rabbia. Mi dispiace, chiedo scusa a tutti».
Rimbalzate. Esauriti i perdoni. E quel riferimento a Mourinho che Raiola ha volutamente puntualizzato, la ricerca ingenua della rottura. La squadra conquista un ritorno da protagonista in Champions, va a giocare nella tana dei campioni d’Europa per guadagnarsi la finale e si parla delle malefatte di Mario Balotelli e del suo clan che non l’aiuta. E se il presidente chiede tregua, la curva ha già deciso: «Quando al termine di questa stagione sportiva ci ritroveremo per tributare il dovuto applauso ai protagonisti, ci auguriamo che tu non abbia l’ardire di presentarti». La lettera apparsa sul sito dei ragazzi della curva Nord a Mario Balotelli arriva dritta ai gangli vitali, lo tumula con largo anticipo, stampa il suo poster in un divieto d’accesso: «Per noi non esisti più».
È il finale che tutti attendevamo e nessuno voleva, estremo, paradossale, inquieto. È più di una cessione. È il secondo abbandono. Fa male. Il suo 45 adesso è maledetto: «Se la società decidesse di ritirarlo oltre che per meriti sportivi anche per chi ha infangato l’immagine del club, non potrebbe più comparire sulla schiena dei calciatori dell’Inter per i prossimi 200 anni. Ti ricorderemo - gli fa sapere la Nord - come l’unico bamboccio che si è sfilato la maglia e l’ha gettata per terra in segno di spregio». Non si tratta più di capire cosa c’è dietro ma cosa ci sia davanti. Non si capisce quando questa storia abbia avuto inizio, sembra sempre esistita. Perfino l’abile Mino Raiola infilato in contropiede, doveva dare un senso alla vita sportiva di Balotelli, il suo intervento più concreto è stata la supergomitata nel costato del suo assistito al gol di Milito contro il Cska: «C...fai? Non applaudi?».
Raiola probabilmente oggi declinerebbe quella procura: «In confronto Zlatan Ibrahimovic era una passeggiata. Non abbiamo mai pensato di intentare una causa per mobbing, ma chi cavolo ha mai detto a Mourinho che deve educare Mario? Lo deve allenare, se poi non gli va bene, lo mandi pure via». A José queste cose mettono appetito.
Raiola ha negato l’esistenza di una trattativa con il Milan. «Io non lo sto spingendo verso il Milan, il proprietario del cartellino è il club, se mi dicono che non lo vendono al Milan, ne prendo atto. Se all’Inter mi dicono che non vogliono Balotelli, vedremo i prossimi passi».
Balotelli è sul mercato, come anticipato ampiamente su queste pagine appena iniziarono le sei non convocazioni, la procura affidata a Mino Raiola ha questo obiettivo. Mario cerca una nuova famiglia, e non è l’Inter.
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