Luciano Gulli
Mesi di intelligence dispiegata sul terreno dal generale George Casey, comandante in capo delle forze americane in Irak, per tenere d'occhio almeno 20 tane dove la preda, sul cui capo pendeva una taglia di 25 milioni di dollari, poteva essersi annidata. Un altro po' di intelligence ce l'hanno messa quelli della Task Force 145, il nucleo speciale incaricato di intercettare l'obiettivo, che gli stavano appresso da almeno sei settimane. È bastato incrociare una serie di altre informazioni, tutte convergenti, et voilà. Alla fine, per restare in tema, e a suggello dell'operazione, ecco due bombe intelligenti da 227 chilogrammi ciascuna filare dalla pancia di due caccia F 16 e centrare un palazzina a una manciata di chilometri a nord di Baquba, un'ora di macchina scarsa a settentrione di Bagdad. È morto così, insieme con sette dei suoi aiutanti, verso il tramonto di ieri l'altro, Abu Musab Al Zarqawi, scannatore, assassino seriale, mandante di kamikaze, esaltato sparviero in nome dell'Islam e capo indiscusso della filiale irakena di Al Qaida.
Che appartenga proprio a lui, quel volto imbrattato di sangue emerso dalle macerie fumanti della casa polverizzata dalle bombe piovute dal cielo, non ci sono dubbi. Lo dicono le impronte digitali, i riscontri anatomici, le comparazioni fisiognomiche, assicura il generale Casey che ha mostrato ai cronisti a Bagdad una foto del cadavere di Zarqawi. Che non ci siano dubbi lo ammettono anche i guerriglieri di Al Qaida, che hanno «affisso» su Internet un manifesto mortuario annunciando la dipartita del gran capo per poi sottolineare che «il martirio è un grande onore per la nostra nazione».
La morte del terrorista giordano è stata annunciata ieri mattina dal primo ministro giordano Nuri al-Maliki, che ha approfittato della buona notizia per ottenere il voto di fiducia del Parlamento sulle nomine del ministro dell'Interno e della Difesa. Con una netta maggioranza, i deputati hanno detto sì allo sciita Jawad al-Bolani, ministro dell'Interno, e al sunnita Abdel Qasser Jassim, il generale che comanda la fanteria irachena, nominato capo della Difesa.
I due erano stati indicati questa mattina da Maliki, dopo che in nottata il premier aveva ottenuto il consenso del suo partito, l'Alleanza Sciita.
Se la morte di Zarqawi servirà davvero a «voltare pagina» o a far «girare il vento» in Irak, come sentenzia il presidente americano Bush, sarà da vedere. A caldo, e a naso, viene però più voglia di dar retta a Tony Blair, il primo ministro britannico, secondo il quale la morte di Zarqawi non porrà fine alle uccisioni in Irak, ma è in ogni caso «significativa». Significativo, al momento, è il riflesso che la notizia ha avuto sul prezzo del petrolio, sceso per la prima volta, dopo due settimane, sotto i 70 dollari a barile.
Tra le macerie del covo in cui si nascondeva Al Zarqawi sono stati recuperati anche i corpi di una donna e di un bambino, ha raccontato ai cronisti il generale Billy Caldwell, portavoce delle forze americane in Irak, precisando che al momento non è chiara la loro relazione con l'emiro di Al Qaida eliminato. All'arrivo delle special forces Al Zarqawi era già morto. Il volto, la barba, erano così intrisi di sangue che si è dovuto provvedere a dargli una ripulita, prima di procedere alla fotografia del sembiante. Degli altri cadaveri nessuno vedrà mai nulla. Troppo crude, ha aggiunto il generale.
Nell'operazione sarebbe stato catturato vivo anche il braccio destro iracheno di Al Zarqawi, Kudajer Abbas al-Juburi. Nessun commento, in proposito, si legge nel comunicato pubblicato nel pomeriggio sul sito ufficiale di Al Qaida in Irak, Al-Hisbah.
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