MotoGp, la Superbike fa paura

Forse, a furia di concentrarci troppo sui mali tecnici della Rossa a due ruote e sui malumori del Rossi che la guida, abbiamo perso di vista il vero male: quello che affligge la MotoGp tutta. A ricordarcelo è però bastato l’entusiasmo con cui i tifosi hanno accolto il carrozzone cugino del motomondiale, la Superbike, in quel di Imola, ieri, oggi e domani, primo appuntamento italico. Vuoi che la Ducati, nelle derivate dalla serie, ha vinto l’ultimo titolo mondiale e non si è limitata ai due-podi-due conquistati da Rossi e Hayden lo scorso anno in MotoGp. Vuoi che la stagione precedente l’Aprilia di Max Biaggi aveva vinto il titolo Sbk proprio in quel di Imola, con signora Biaggi, Eleonora Pedron, a consegnare al romano - primo italiano iridato in Sbk - la coppa sul podio e son cose belle. Vuoi che proprio il Corsaro nero nella gara d’esordio 2012, in quel di Phillip Island, ha trionfato nella 1ª manche e concluso secondo la successiva dopo rimonta meravigliosa. Vuoi che italiano e italiana adesso guidano la classifica, però il vero male che tormenta la Motogp è la confusione che in Sbk non c’è. Certo, il campionato degli Stoner & Rossi non è ancora partito, scatterà il giorno di Pasqua dal Qatar, però scatterà confuso uguale. Perché chi lo gestisce, dopo aver annientato il format 125-250 che produceva talenti, a furia di cambiare strada e cilindrate - ora sono di nuovo 1000 -, a furia di guardare avanti e mai per terra, alla fine si è accorto di aver pestato qualcosa di sgradevole. Tanto per dire, manca ricambio di talenti e mancano moto, saranno in dodici a scattare in Qatar, un via da particella di sodio della pubblicità, «c’è nessuno?». Sì, è vero, ci sono altre nove particelle, i piloti in sella alle Crt, che sono delle moto minotauro, metà Superbike e così costano meno e chissà mai che attirino team volenterosi, e metà MotoGp cioè prototipi che però vanno pochino nel senso che si beccano un secondo dall’ultima MotoGp ed è come se, fra le auto, le Gp2 corressero insieme alle F1. Colpa della crisi economica - che però c’è anche per la Superbike -, colpa della presenza di tre soli team ufficiali, Honda, Yamaha e Ducati - mentre nell’altro campionato ha dato forfait solo la Yamaha ma ci sono Aprilia, Honda, Ducati (in forma privata che privata non è), Kawasaki, Suzuki e una Bmw desiderosissima, con Marco Melandri, di andare ad acchiappare la prima vittoria. Ci sono i marchi, ci sono venticinque moto. MotoGp confusa anche alla voce piloti, visto che «un Valentino vincente è fondamentale per il mondiale» ammetteva pochi giorni fa l’Ecclestone della Motogp, Carmelo Ezpeleta, alle prese con la consapevolezza grande e forte che saranno dolori il giorno che Rossi lascerà il campionato. Non a caso, ieri sulla «Gazzetta», dal campionato cugino, un sornione Max Biaggi, emergendo sorridente dal bagno di folla imolese, ha lasciato intendere che un ritorno in MotoGp da lavoratore a tempo determinato come va di moda adesso, giusto per togliersi qualche sassolino, potrebbe anche farlo perché «al futuro penserò in estate, e se mi cercheranno con forza ci penserò...». Per la verità ha anche detto che lui è rifiorito mentre Rossi «è un fiore che perde i petali» e che però, magari, chissà - diciamo noi - un giorno verrà a trovarlo in Sbk e allora l’Ecclestone delle moto si sparerà un colpo. Forse, proprio per evitare di caricare la rivoltella, Ezpeleta ha dato il via all’operazione Crt-minotauro, però ammettiamolo: che casino. Questo mentre nel campionato cugino ci sono patti chiari e amicizia lunga: moto derivate dalla serie e prese in prestito dalle vetrine dei concessionari. Così che i tifosi possano specchiare se stessi e le loro motociclette nelle imprese dei campioni in pista.

Alla fine il segreto è soprattutto qui. Certo, qualcuno dice che l’Aprilia Rsv-4 di Super Max sia quasi un prototipo. Vuoi vedere che il «ragazzo» ritornerà davvero in MotoGp? Ezpeleta, nell’attesa, ha posato la pistola. Si sa mai.
twitter:@bennycasadei

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