Mou, cinque mesi sui libri Ecco la ricetta anti-Barça

Dice Sergio Busquets: «Arriviamo a Milano per vincere la partita e segnare il maggior numero di reti possibile». È una dichiarazione di guerra, ci sta, i campioni del mondo per club e detentori della Champions se lo possono permettere. E poi si dicono tante cose alla vigilia, Samuel Eto’o per esempio ha detto che se ci fosse un dio del calcio oggi si chiamerebbe Leo Messi. Qui si gioca per entrare in finale e la situazione resta delicatissima anche se il piccoletto è andato in bianco con l’Espanyol.
Comunque Busquets è un calciatore molto importante nel sistema difensivo di Guardiola, forma con Yaya Tourè la coppia davanti alla difesa, stesso atteggiamento scelto da Josè Mourinho con il Cska di Mosca, sia all’andata che al ritorno, due vittorie con Stankovic e Cambiasso davanti alla difesa, ripetuto nel 2-2 di Firenze in coppa Italia con Zanetti e Cambiasso, e venerdì sera con la Juventus, 2-0 con Cambiasso-Motta. Modulo spregiudicato, apre allo spettacolo e spalanca le porte se hai davanti attacchi atomici. Pep Guardiola ha confidato che non si attende l’Inter affrontata nei gironi, la teme un po’ di più, a San Siro la costrinse a guardare, Eto’o fece delle cose, Milito neppure quelle, psicologicamente un cazzotto nello stomaco. Al Camp Nou peggio, un solo tiro di Milito dai trenta metri, Moratti infuriato, 0-2 con Messi e Ibrahimovic in panchina, orecchie bassissime.
Sono passati cinque mesi, Josè Mourinho ha avuto tempo per studiare quella scuola di calcio che lo inquieta, ha ripetutamente guardato le due partite e poi quelle dove il Barcellona è andato in difficoltà, si parla di Chelsea nella scorsa stagione, quando Guus Hiddink schierò una squadra con due linee di quattro giocatori con un uomo in mezzo, Ballack, e una sola punta in attacco, Drogba. Josè l’ha provato martedì sera in coppa Italia a Firenze, con Zanetti in mezzo alle due linee ed Eto’ unica punta, partita vinta 1-0, finale conquistata. C’era Maicon esterno alto di destra e Cordoba alle sue spalle. È un’idea, il colombiano potrebbe appiccicarsi a Messi, stesso passo, il rischio c’è.
Oggi è il giorno decisivo, modulo e uomini sono già nella testa silenziosa di Josè, potrebbe scegliere di coprirsi perché prendere gol, anche uno solo, sarebbe una brutta menata da ribaltare al Camp Nou. Un dato conforta, l’Inter non prende un gol in casa dal 24 febbraio, quasi due mesi, gol di Kalou con Julio Cesar mezzo accecato dagli airbag.
Inutile chiedere a Josè un indizio, non sarà la partita di domani sera quella che deciderà chi andrà in finale a Madrid, lo aveva dichiarato alla vigilia della sfida con il Chelsea e poi con il Cska. Però il Barcellona è altro pianeta: «Stiamo tutti molto bene - ha spiegato Busquets -, se qualcuno si illude che il viaggio in pullman varrà una scusa, si illude».

Josè zitto, ha gli uomini giusti, qualcuno come Samuel Eto’o gli è entrato in stagione proprio adesso, aveva detto che se l’Inter fosse passata a Stamford Bridge sarebbe arrivata in finale. Arbitra il portoghese Benquerenca, ultimo allenamento alle quattro di oggi pomeriggio, poi Josè sblocca il silenzio, per regolamento.

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