Non si è mai certi di essere sufficientemente autorevoli per bacchettare, ma quanto è accaduto sabato sera merita. Juve-Inter lascia tutto comè e mille spunti: la resa bianconera riabilitata solo numericamente a tempo scaduto, Del Piero assente che riapre le ansie sul futuro della sua squadra, Ibra che non calcia mai in porta, Mourinho in power play che inserisce Burdisso, il mistero Figo, Ranieri che riconosce i dieci punti di differenza. Mourinho aveva anticipato: «Troveremo uno stadio ostile? Le aggressioni verbali non sono un problema».
Josè pensava al calcio ma sabato si è visto dellaltro e anche da posizione privilegiata. Non è la solita sciabolata contro i tifosi ultrà, qui ci siamo di mezzo anche noi, pagati per vedere una partita, e quelli che lultrà lo fanno in televisione, nelle radio e anche in tribuna stampa. Quando Mourinho parlò di prostituzione mediatica si sentirono offesi quelli con la coda di paglia. Qui altrettanto, con laggiunta di un livore nei confronti dellInter che ricorda i bei tempi del Milan di Galliani e della Juve di Moggi, vincenti, quindi simpaticissimi. E quindi ci sta che alle diciannove in punto il pullman nerazzurro si blocchi sotto la curva Filadelfia a dieci metri dallingresso, che qualche uovo si spiaccichi sui finestrini, e siccome pioveva, che qualcuno tenti di infilzare la carrozzeria con la punta del suo ombrello. Poi ci sta anche Ibra fischiato e dileggiato. Meno che dal primo minuto una larga parte dello stadio abbia scandito cori razzisti senza tregua, e non canti ironici, perché «Balotelli negro di merda», non è uno sfottò. Moratti ha confidato che se fosse stato presente avrebbe cercato di fermare la partita, Nicchi, presidente Aia, ha ricordato che Farina non poteva sospenderla ma ha lobbligo di segnalare nel referto ciò che sente. La Digos ha aperto unindagine e sta esaminando dei video per individuare le personcine che cantavano. Frega poco se era una gran parte dello stadio ma non tutto, a questi livelli non si era mai scesi, si era andati a tanto così, ma mai fino a questo punto.
Non sarebbe neppure questa una grande novità: il fatto più triste è stato scoprire ancora una volta una tribuna stampa allaltezza del contesto. Ormai basta che unemittente ottenga laccredito per sistemare il suo baldacchino in tribuna e scatta la radiocronaca dellimpossibile dove la competenza è un deterrente, serve solo una voce rabbiosa e schierata. Pleonastico possedere uno straccio di tesserino, in fondo ormai la categoria è quella che è, teatrini e talk show lhanno ridotta al chiacchiericcio di uno dei tanti mercati in una piazza qualsiasi della nostra Italia. Evitando cognomi e colori, un noto giornalista televisivo al gol della sua squadra sabato si è scatenato in una serie di capriole pericolosissime a pochi centimetri dalla scala. Un altro ha continuato a insultare Balotelli anche venti minuti dopo la fine della partita. Un terzo ha rischiato il linciaggio con degli incivili che gli passavano a un metro e degli steward neanche lombra. E tutto questo in tribuna stampa.
Mourinho verso mezzanotte di sabato ha dato una sua versione: «Ho ripetuto a Balotelli che certe cose potrebbe evitarle e che deve imparare a essere più forte degli insulti. Noi però non possiamo fare molto, dovrebbe intervenire la Federazione. Ma ho ricordato a Mario che gli stessi cori si sentono tutte le domeniche, e io li ho sentiti anche a San Siro».
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