Cronaca locale

La «Mozart milanese» rimasta sempre nell’ombra

Ha scritto opere per clavicembalo, ma il mito della sorella Gaetana l’ha schiacciata

Luca Pavanel

Una proto femminista lombarda nel secolo dei Lumi? Gli storici non son certi per niente, ma il carattere e le sue scelte di vita lo potrebbero far pensare. Ma per saperne di più occorre fare un viaggio nel tempo.
Eccoci nella Milano del Settecento, la società dell’epoca è tutt’altro che aperta verso il gentil sesso, seppur aristocratico. Ma lei, sorella minore di una «gran donna», quella Gaetana (vedi scheda) matematica e benefattrice già non poco celebrata, riesce a farsi largo come musicista e intellettuale. Scrive drammi in musica, come «Ciro in Armenia» e la «Sofonisba», e un corpus di musica destinato alla tastiera (organo, clavicembalo e fortepiano). Intratterrà rapporti, anche epistolari, coi pensatori Cesare Beccaria, Giuseppe Parini e Pietro Verri. Si sposerà a 32 anni, alle calende visti i tempi, facendosi agognare dal suo spasimante e futuro marito, Don Pietro Antonio Pinottini. Insomma, una vera e propria tempesta di emancipazione e charme. «Sembra di vederla, Maria Teresa Agnesi. Affascinante anche se non bella, determinata a farsi valere. Oggi sarebbe una compositrice professionista di un certo piglio e importanza». Al momento Pinuccia Carrer e Barbara Petrucci su questo mondo sono tra le persone che la conoscono di più, rispettivamente docenti di Storia della musica al Conservatorio Giuseppe Verdi e di clavicembalo al Paganini di Genova, oltre che concertiste di lungo corso. Insieme dal 2000 si sono lanciate in una bell’impresa: indagare a tutto campo e scrivere la prima biografia in assoluto di questa signora, dopo averne già pubblicato le composizioni per tastiera in due raccolte (entro fine anno dovrebbe uscire la terza con tanto di cd): il tomo senza tanti giri di parole s’intitolerà «Donna Teresa Agnesi, compositrice illustre». Dietro a poche parole, ore passate di persona od online nelle biblioteche e altri luoghi di mezzo mondo (oltre a quelle italiane, a Berlino, Dresda e Vienna), pazienti consultazioni di cataloghi. Un lavoro certosino fatto anche di aneddoti: musiche riportate alla luce dall’anonimato in un monastero francescano a Klaniec, in Croazia; documentazioni inaspettatamente scoperte in città nella collezione privata del pittore Gioxe De Micheli; e una composizione intuita per una fotocopia venuta male sui cui comparivano grappoli di note a lei attribuibili.
«Con sorpresa - spiega la studiosa - abbiamo scoperto che non si è praticamente mossa dal suo mondo, mentre i suoi lavori sì». Alcune pagine sono state «rinvenute» persino in Svezia. Giri tra collezionisti si dirà: indovinato. Roba sparsa e poca a dire il vero. Come minima è la cifra di chi a vario titolo si è occupato di lei nel tempo. Carrer: «Negli anni ’70, l’americana Carolin De Jong ha fatto una tesi di laurea e Robert Kendrick ricerche sulle sue aree da camera». In Italia si è mossa l’associazione romana «Donne in musica» diretta da Patricia Adkins Chiti (porteranno in tournée per l’Europa l’opera «Ulisse in Campania») e il Conservatorio di Novara, nell’ambito di mostre e quaderni: «In-audita musica, compositrici del Settecento in Europa». In certi casi materiali e iniziative per cultori, si capisce. Un pezzo qui e un pezzo là, poi il niente. O quasi.
«Del resto, ci sarebbe tanto da dire - aggiunge la ricercatrice -: il destino ha deciso di farle attraversare un periodo cruciale. Nasce nel vicolo Santa Caterina vicino a San Nazzaro, vive in via Pantano quando Milano sta rafforzando i suoi legami con l’impero Asburgico dopo il lungo periodo di dominazione spagnola. Nella maturità partecipa alla vita delle avanguardie culturali, anche in ambito accademico (la storia la vuole membro dell’Accademia dei «Trasformati») e frequenta una Scala agli albori. Due anni dopo la sua scomparsa arriveranno i francesi». Pinuccia Carrer ormai considera Maria Teresa quasi di «famiglia», tanto l’ha «frequentata» con la sua collega cembalista Petrucci. Di lei si è costruita una visione tanto diversa quanto chiara e netta: «È rimasta schiacciata dalla figura della sorella maggiore Gaetana, probabilmente preferita dal padre.

Noi ci siamo date l’obiettivo di scinderle per dare a Maria Teresa il ruolo che le spetta e di aggiungere un altro tassello al mosaico della storia della musica milanese».

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