Il «multietnico» e il pagano non legano con la tradizione di una festa tutta genovese

Il «multietnico» e il pagano non legano con la tradizione di una festa tutta genovese

Pierluigi Gardella

Negli ultimi anni la festa di San Giovanni Battista è stata caratterizzata, nella città di Genova della quale è lo storico Santo patrono, da un revival di paganesimo, favorito dalle pubbliche istituzioni, con assurde fattucchiere che leggono la mano, le danze del sabba, le streghe, le immancabili musiche «multietniche» (come si usa dire oggi). Non so se quest’anno si ripeterà lo stesso teatrino ma vorrei soffermarmi, invece, su quello che San Giovanni rappresenta per i vecchi genovesi che ancora ricordano e non rinnegano la storia della nostra città.
Ciò che le odierne pubbliche istituzioni proponevano, e propongono, per San Giovanni è un ritorno ad antichi riti pagani, superati dalla nuova cultura del Cristianesimo, che tradusse in una festa religiosa ciò che per i pagani rappresentava il mistero di una notte del solstizio d’estate. Potrebbe essere anche un evento culturale, se però non si dimenticasse ciò che per i genovesi ha significato, in secoli di storia, la festa di San Giovanni. A partire da quando, nel 1098, le sue reliquie giunsero a Genova, portate dai primi crociati e solennemente deposte in cattedrale. La mentalità dell’epoca, caratterizzata da un forte culto per le reliquie dei santi, che vedeva nella presenza del loro corpo una continuazione della loro opera di santità, favorì lo svilupparsi del culto di San Giovanni a Genova.
Dopo l’arrivo delle Sacre Ceneri fu dato impulso al rinnovo e all’ampliamento della cattedrale; si ricorse in tante occasioni alla sua intercessione in caso di eccezionali calamità: in occasione di tempeste marine le sue Ceneri erano portate in porto per ottenere il calmarsi delle acque. Gli annalisti genovesi ci hanno tramandato simili episodi, come ad esempio il racconto di Giorgio Stella relativo alla violenta tempesta che investì Genova nel 1391 e che si placò con l’arrivo in porto delle ceneri del Battista. La città si arricchì di portali con bassorilievi che ricordavano la figura del Battista, nelle chiese tanti altari erano dedicati al Santo.
Nel 1327 la Repubblica lo proclamò Santo Patrono della città, istituendo una solenne processione da tenersi in occasione della ricorrenza della sua nascita, il 24 giugno, appunto. Processione che si tiene ancor oggi, con grande partecipazione di fedeli, e gestita dalle Confraternite della Diocesi, che verso San Giovanni Battista hanno sempre mantenuto una particolare devozione.

È questo, o meglio, dovrebbe essere questo il momento culminante della festa: quando l’arca con le ceneri del Santi, costruita in oro ed argento da Teramo Danieli nella prima metà del Quattrocento, esce dal portale di San Lorenzo portata a spalle dai confratelli e raggiunge processionalmente il porto da dove l’Arcivescovo benedice il mare, fonte di lavoro e di vita per la città. Un tempo le sirene delle navi salutavano questo emozionante momento, mentre i rimorchiatori innalzavano i loro getti d’acqua in una coreografia suggestiva e commovente. Lo scorso anno se ne dimenticarono.

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