Spiace dirlo adesso, davanti a una povera salma, ma questa morte reca con sé anche un effetto positivo: la corsa demografica del pianeta subisce finalmente un sensibile rallentamento. Fermata una volta per tutte la formidabile macchina da guerra chiamata Akuku «Danger», che in inglese significa «Pericolo», e chissà mai perché. I suoi numeri sono spaventosamente unici e irripetibili: in 92 anni di vita, 130 matrimoni e 210 figli. Era e resterà noto al mondo come il più incallito e prolifico poligamo della storia. Calcolando che il primo sì risale al 1939, quando aveva 21 anni, nei 71 anni di attività ha festeggiato in media 2 matrimoni e 3 figli ogni 12 mesi. Un fenomeno della natura. Da esposizione a Gardaland.
Naturalmente non è il caso di giudicare il vecchio Akuku sulla base delle nostre leggi religiose e morali. In Kenya, la poligamia è consuetudine ampiamente praticata e tollerata, benché ancora non sia regolata dai codici. Diciamo che il nostro temibilissimo «Inseminator» ha soltanto sfruttato unopportunità, impiantandoci sopra pure unazienda. Da anni, mogli e figli regolavano il traffico di troupe tv e turisti curiosi in visita nel suo villaggio, vicino al Lago Vittoria, chiedendo il prezzo dentrata come al Louvre e al circo equestre. Sostanzialmente, anche Akuku ha vissuto per anni come ottava o nona meraviglia del pianeta.
«Sin da giovane - raccontava davanti ad ascoltatori incantati - mi sono accorto che le donne non sapevano resistermi. Con qualche parola dolce, cadevano subito ai miei piedi. Ero una calamita. Appena apparivo in zona, gli altri uomini capivano che non cera più trippa per gatti. Così mi hanno chiamato Danger. Avvertivano subito il pericolo di andare in bianco...».
Ovviamente anche lui aveva i suoi segreti e le sue regole di vita. Certe imprese non nascono per caso. Come Basso e Nibali prima del Giro, come Valentino e Stoner prima dei MotoGp, conduceva unesistenza da serio professionista: «Devo tutto alla mia dieta ferrea. Niente grassi, niente sale, cibo genuino e tanta frutta».
Al momento della prestazione, benché perennemente atteso a risultati record, mai un cedimento o uno sbandamento. Come tutti i fuoriclasse, mai che avvertisse il peso della pressione. Gli unici incidenti di percorso riguardano le solite incomprensioni di vita domestica tra marito e moglie (a logica, escluderei le crisi di gelosia): nel suo caso, si sono risolte con unottantina di divorzi. Va concesso. Per un tizio che comincia a fare il marito nel 1939, e che nel 1997 - a 79 anni - ancora sposa una 18enne, ingravidandola tre volte, 80 divorzi sono il minimo. «E comunque - specificava sempre - ho lasciato soltanto le mogli che si sono comportate male». Personaggio molto umano.
Tante delle sue signore, racconta la leggendaria biografia, sono morte prima di lui. A piangerlo, in queste ore, rimangono solo 22 vedove più o meno inconsolabili. Ma Akuku, poveraccio, non può minimamente pensare di riposare in pace: con un rapido calcolo, 130 meno 22, possiamo concludere che Di Là lo stiano aspettando in 108. E stavolta non ci sono comodi divorzi che tengano: sarà per leternità. Così alla lunga vediamo se gli rimane ancora tanta voglia di vantarsi del suo fascino.
Intanto, qui, gli sopravvive una magra eredità, perché fare il cascamorto con 130 ganze ha pur sempre i suoi costi. Nessun notaio, per quanto geniale, sarebbe in grado di quantificare adesso la parte spettante agli aventi diritto. È vero che delle 104 figlie e dei 106 figli alcuni sono morti, ma restano comunque in attesa dello spettante anche oltre 200 nipoti. Forse, a tutti quanti, dovrà bastare la semplice memoria...
Onore e lacrime per Akuku Danger, lincontenibile e incontinente donnaiolo che ha scambiato il mondo per il giardino dellamore. Salutandolo dalla banalità della nostra secolare monogamia occidentale, viene da pensare che se ne sia andato portandosi dietro la sua fragilità irrisolta. Cioè che in qualche modo, dopo quasi un secolo di tentativi, se ne sia andato senza sentirsi ancora veramente pronto per il matrimonio.
Lo accompagna comunque la più sincera invidia di quanti, nellarco della vita intera, di donne non sono riusciti a trovarne manco una. Ma lo accompagna anche la mia più sincera compassione: per quanto sia invidiabile il numero di 130 mogli, io non riesco a non associarlo al numero di 130 suocere.
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