La musica nuova si fa in cinque nel castello

Performance di suoni e immagini sul palco con fiocchi di neve che salgono in cielo

Luca Pavanel

In un ambiente sonoro la neve sovverte le leggi della fisica, cade all’insù. C’è un castello-limbo, rifugio dell’anima, dove fruscii artificiali interludono a poesie e canti dallo stile romantico. Composizioni insolite, timbri appena percettibili, echi rari. Torna il festival contemporaneo Milano, cinque giornate per la musica nuova (dal 18 al 22 marzo al Centro Asteria di piazza Carrara 17).
«Quest’anno vogliamo aprirci ancora di più all’esterno - spiega Alessandro Calcagnile, direttore artistico della manifestazione -. I punti di forza del cartellone sono una performance di suoni e immagini e la rappresentazione di un’opera italiana del nostro tempo».
Suggestioni dalla proposta del compositore Giovanni Cospito, di Stefano Delle Monache e Pino Pipoli: nello show Volumi si esibiranno in sound design e visual live set (21 marzo, ore 21). In questo genere di spettacoli succedono le cose più strane, un esempio per tutti: i fiocchi di neve «salgono in cielo», proiettati su uno schermo dal basso in alto. Ritmi e rumori in sottofondo alludono vagamente allo scorrere dell’acqua, ai fruscio dei venti e al picchiettare della piogge. Tutto è rigorosamente sintetico però: musica filtrata, colori idem, gli effetti stupiscono. A stare lì, quasi quasi ti viene freddo davvero. «Le coordinate culturali di questi momenti risalgono agli anni Settanta, ai lavori del canadese Shaft. Ma l’autore più noto è Brian Eno». Ricordate il suo Music for Airports?
Sperimentazione sempre e comunque anche per l’opera La Torre. Una prima assoluta (22 marzo, ore 21). È una storia di Holderlin, tradotta dall’attore-scrittore Gianni Celati e musicalmente scritta da Gabrio Taglietti, allievo di Giacomo Manzoni, già autore dell’Arancia di Mozart, Marmi e Che cosa sognano gli angeli. Forse torna il melodramma? «Certamente non si tratta del Verdi o del Puccini. Nel nostro caso si può pensare a un tentativo di rifondere il lavoro teatrale con la musica utilizzando gli attuali mezzi di espressione». Voci registrate, suggestive liriche tedesche, come Wohl geh ich taglich, e interludi strumentali e di pura elettronica. Sono le frontiere dell’avanguardia o giù di lì: ricerche sulla rarefazione dei suoni, live elettronic e l’uso della cordiera.
Anni fa dopo venti minuti di musica nuova non era difficile accorgersi di gente intenta a guadagnare l’uscita al passo del leopardo. Qualcosa sta cambiando? «In effetti sono generi non facili - ammette Calcagnile -. Poi c’è la complicità di un ambiente non particolarmente abile a divulgare il suo lavoro». Dulcis in fundo, la mancanza dei mezzi.
«Finanziamenti? - fa eco Rossella Spinosa, compositrice e battagliero direttore dell’associazione Tema, tra i promotori della rassegna: «Niente, è il deserto totale. Noi andiamo avanti coi nostri mezzi, per passione e dedizione. Abbiamo un’orchestra, facciamo molte iniziative, dai noi insegnano musicisti del calibro di Antonio Ballista e Mario Caroli, flautista di Salvatore Sciarrino, eppure... ».
Eppure questo lontano pianeta di note è un brulicare di idee.

E il festival, nato come locale alternativa ai ricchi «circoli ufficiali», ne offre l’ennesima riprova. C’è anche una rassegna per giovani compositori e interpreti, in parte per addetti ai lavori (18-19-20 marzo). Buon ascolto.

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