Napoli, ora i killer uccidono dall’ambulanza

La gente sempre più esasperata: «Fuggiamo, qui si vive male»

Carmine Spadafora

da Napoli

Per uccidere Pasquale Russo, 41 anni, aspirante boss del clan Pianese, tre sicari hanno usato un’ambulanza, rubata il 2 novembre a una società privata che assiste gli infermi. È successo ieri mattina, a Qualiano, centro a nord di Napoli. Per essere certi di portare a termine la loro missione, i killer hanno esploso una trentina di proiettili. Russo, cosciente di essere nel mirino e quindi guardingo negli ultimi tempi, mai avrebbe immaginato che, dai finestrini del mezzo di soccorso, potessero spuntare all’improvviso una micidiale pistola calibro 9 per 21 e un fucile a canne mozze.
Russo, aveva iniziato a preoccuparsi per la propria incolumità, un paio di mesi fa quando il suo capo, Nicola Pianese, era stato assassinato, mentre si trovava in auto con un guardaspalle, scampato fortunosamente alla morte.
«Un regolamento di conti nello stesso clan Pianese», spiegano i carabinieri, titolari dell’indagine. Con la morte di Nicola «o' mussillo» («Il muso»), di cui era un fedelissimo è probabile - sostengono ancora i carabinieri - che Russo intendesse raccoglierne l’eredità. Invece, in sessanta secondi di fuoco è diventato la vittima numero 77 dall’inizio dell’anno a Napoli. L’eliminazione di Russo è la quattordicesima in solo 15 giorni, uno dei periodi più terribili nella storia di Napoli negli ultimi 15 anni (faida di Scampia a parte). Dunque, l’illusione che le pistole della camorra fossero state riposte, è durata solo otto giorni.
Russo stava percorrendo la centrale via Di Vittorio, si stava recando al bar ma, a poche decine di metri dalla soglia del locale e, a poca distanza da una scuola elementare, i killer hanno aperto il fuoco. Raramente, anche in luoghi violenti come Napoli e dintorni, sono stati esplosi tanti colpi di arma da fuoco per eliminare un solo uomo. Accanto al cadavere dell’aspirante boss, è stato trovato il suo telefonino cellulare.
Centinaia di persone sono rimaste al di là delle transenne poste dai carabinieri alle due estremità di via Di Vittorio. Hanno assistito impassibili per 4 ore ai rilievi della Scientifica e all’attività investigativa dei militari e del pm della Procura di Napoli. Paesone a nord di Napoli, Qualiano è abituato da decenni a scene di questo tipo: un uomo disteso sotto un lenzuolo, la ricerca dei bossoli da parte degli investigatori, le urla disperate dei parenti. Anche ieri c’è stata un po' di tensione creata dai familiari di Russo ma è subito rientrata grazie all’opera dei carabinieri.
Mezz’ora dopo l’omicidio, un uomo ha avvertito che in via Bologna, a un paio di chilometri da via Di Vittorio, un’ambulanza stava andando a fuoco. Gli investigatori e i vigili del fuoco, sono arrivati quando il veicolo era ormai una carcassa rovente, dalla quale sarà molto difficile riuscire a trarre qualcosa di utile per le indagini. Camorra, microdelinquenza, disoccupazione, spazzatura, Qualiano racchiude tutti i problemi comuni a decine di centri del Napoletano e al capoluogo. «Qui si vive male, la nostra vita è a rischio», dice Gianna, 17 anni, studentessa liceale. Il tono è basso, la ragazzina si guarda intorno, prima di lanciare la sua maledizione contro la camorra: «Che Dio li faccia morire a tutti quanti».


In serata a Calvizzano i sicari sono ritornati in azione uccidendo Vincenzo Sansone, un pregiudicato di 51 anni, mentre era nella propria auto. Portato in ospedale, Sansone è morto pochi minuti dopo il ricovero: quindicesima vittima in 15 giorni.

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