Napolitano cerca un "esploratore" Berlusconi chiude: al voto subito

Il capo dello Stato spera di rimandare lo scioglimento del Parlamento. Marini, in pole, a parole, si sfila: "No grazie". Avviate le consultazioni. Prodi e Veltroni: pace per evitare il voto. Montezemolo: "Governo tecnico per le riforme". Il Cavaliere: "E' già campagna elettorale"

Napolitano cerca un "esploratore" 
Berlusconi chiude: al voto subito

Roma - Buon lavoro, davvero di tutto cuore». L’augurio che Franco Marini dedica ai giornalisti accalcati nella Loggia alla Vetrata in realtà è rivolto proprio a se stesso. Ufficialmente, lui si tira fuori: «Io, l’incarico? No grazie, ho già tante responsabilità». Eppure la pista che porta al presidente del Senato è abbastanza calda. Giorgio Napolitano, nel caso si riuscisse a riannodare «un filo di dialogo», starebbe infatti pensando a un incarico esplorativo, a una personalità istituzionale che sondi la possibilità di mettere in piedi un governo a termine con un compito preciso, la riforma elettorale. Un vestito cucito addosso a Marini, che nonostante le smentite sembra già parlare da esploratore. «La dialettica forte, tra i partiti non è sbagliata. Ma anche in politica ci sono dei momenti e delle questioni dove balza evidente l’interesse del Paese. Dovrà pur capitare che su cose fondamentali si dica: "Riflettiamo e decidiamo insieme"».

Si profila dunque una crisi lunga. Il capo dello Stato, inizialmente propenso a consultazioni flash, ha poi deciso di annacquare un po’ il brodo per dare il tempo ai partiti di chiarirsi le idee. Diciannove delegazioni, più i presidenti delle Camere. Più gli ex capi dello Stato. Cinque giorni, con due pause domenica e lunedì. Martedì giornata-chiave, quando alla Vetrata sfileranno Forza Italia e Pd. Mercoledì o giovedì la prima scelta. Sarà un giro d’orizzonte «approfondito e meticoloso» che servirà a Napolitano per verificare personalmente se è possibile evitare di troncare bruscamente la legislatura.

Se, come dicono sul Colle, «esiste una chiara maggioranza» che vuole un governo ponte, istituzionale o di transizione, il capo dello Stato «provvederà» subito conferendo un incarico pieno: le probabilità sono vicine allo zero. Se invece la «chiara maggioranza» non esiste, ma c’è comunque una robusta e diffusa richiesta di non andare subito al voto, il presidente metterà in campo l’esploratore. Marini (o chi per lui), sempre se ci saranno i margini, dovrebbe proseguire la mediazione lavorando soprattutto sull’Udc, unica forza del centrodestra che appare moderatamente disponibile ad appoggiare un esecutivo di decantazione. Ma al Quirinale si rendono conto che un’eventuale intesa passa per forza da un ammorbidimento della posizione di Silvio Berlusconi, ipotesi che al momento non si vede.

È proprio questo il filo conduttore dei due incontri pomeridiani di Napolitano con i presidenti delle Camere. I tre concordano sostanzialmente su tutto. «Assurdo tornare al voto in queste condizioni», si dicono in particolare il capo dello Stato e Fausto Bertinotti. E con Marini si studiano le strategie per fare sponda con Casini e ammorbidire il Cavaliere. Ma con Forza Italia, An e Lega che vogliono le elezioni al più presto, gli spazi di manovra sembrano davvero ristretti. Senza contare che ci sono altre forze minori, come Pdci, dipietristi e mastelliani, che preferiscono andare alle urne piuttosto che cercare una legge elettorale che per loro sarebbe in ogni caso meno conveniente di quella attuale.

Crisi al buio, quindi, che Napolitano gestirà prendendosi tutto il tempo necessario. Cercare di stringere subito un accordo sia pur minimo è considerata una mission impossible, visti i rapporti tra e dentro i due poli, visti anche i cocci fumanti lasciati dal voto di giovedì sera al Senato su cui è franato Romano Prodi. D’altro canto il capo dello Stato non vuole nemmeno trascinare troppo le cose perché convinto che la situazione economica e sociale italiana ha bisogno di ritrovare velocemente punti di riferimento certi.

Da qui un calendario studiato con il bilancino, in cui i momenti di sospensione saranno importanti quasi come quelli protocollari. Le pause, oltre favorire eventuali abboccamenti, servono per dare l’impressione che la crisi non paralizza tutto.

E non a caso Napolitano, se ha dovuto cancellare il viaggio nelle Marche il 30 e il 31, ha voluto mantenere gli altri impegni: dall’inaugurazione dell’anno giudiziario in mattinata, alla festa del corpo foreastale in serata, fino all’incontro con il presidente egiziano Mubarak lunedì pomeriggio.

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