Napolitano fischiato: "I sacrifici falli tu"

Blitz degli antagonisti a Pisa. Il Presidente non si scompone: "Per i giovani è un momento difficile"

Napolitano fischiato: 
"I sacrifici falli tu"

Roma - Volantini, picchetti, il grido rilanciato da un megafono: «Vergogna, buuh, non sei il nostro presidente». Il tabù viene infranto a Pisa alle 11 del mattino: incredibile, anche Re Giorgio viene contestato. Sì, pure lui, pure il capo dello Stato. Pure a un personaggio sempre acclamato e sempre in testa nei sondaggi, riverito dalla maggioranza e rispettato dall’opposizione, popolare più del Papa e amato più dei carabinieri, capita di incassare qualche insulto. A sfregiare lo specchio, un gruppone di studenti antagonisti e della Rete dei comunisti, tutti molto indignati: «Complice della Gelmini, falli tu i sacrifici».

Già alle otto al Quirinale capiscono che non sarà una giornata facile. Tuoni, fulmini, acqua da tutte le parti: il nubifragio blocca a Ciampino l’aereo presidenziale e costringe lo staff ad accorciare il programma. Ma la brutta sorpresa arriva alle 11, quando Giorgio Napolitano, appena atterrato a Pisa con due ore di ritardo, mette piedi all’università della Sapienza. Lo accolgono il sindaco, il rettore, il senato accademico e anche la prima dura contestazione del settennato. Centocinquanta ragazzi, appostati all’ingresso dell’ateneo, che lo accusano di essere troppo morbido con il Governo. Sventolano bandiere No Tav. Gridano: «Il debito lo paghino i padroni» e «Sei d’accordo con la Gelmini». Distribuiscono dei manifestini, dove c’è scritto: «Caro Napolitano, tu non sei il nostro presidente, guerra e sacrifici falli tu. Noi non saremo tra chi festeggia la tua visita a Pisa, il vostro debito non lo pagheremo e le vostre guerre non le faremo». Ce l’hanno pure con il sindaco Filippeschi, «che ha speso milioni per il centro-vetrina e ha lasciato i quartieri popolari andare in rovina».

Ma il capo dello Stato non si sconvolge, non sembra prendersela più di tanto per questo atto di la lesa maestà. Anzi, commenta così la contestazione: «Non solo l’università, ma tutto il mondo delle giovani generazioni attraversa momenti difficili, e non soltanto in Italia. Le tempeste? La cosa importante è trovare la rotta giusta». Lui intanto trova anche l’entusiamo delle scolaresche e dei cittadini che lo aspettano dietro le transenne. Ci sono i tricolori, ci sono gli applausi, ci sono i cartelli, «presidente, ci rimani solo tu». Entra nell’ateneo e riceve una delegazione del gruppo goliardico, cosa che gradisce molto: «Bravi ragazzi, sono contento che la goliardia sopravviva nelle università».

Poi incontra gli studenti di Sinistra Per, un movimento molto meno antagonista, visto che è rappresentato nel senato accademico e nel cda dell’ateneo, che comunque gli sottopone una sorta di controriforma dell’università.

Il colloquio è amichevole, come raccontano i giovani: «Il presidente ha ascoltato con grande attenzione il sunto della lettera che gli abbiamo consegnato e che contiene le nostre proposte».

All’ora di pranzo il capo dello Stato lascia la Sapienza. Ritrova un piccolo bagno di folla e sorride: «Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria».

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