Napolitano si schiera: viva la Prestigiacomo vittima di Tremonti

RomaE brava la Stefania. Già la settimana scorsa la Prestigiacomo aveva dimostrando un certo caratterino, accapigliandosi con Giulio Tremonti a Palazzo Chigi per i pochi soldi messi a disposizione del suo dicastero. Adesso, nei saloni del Quirinale, torna sull’argomento e attacca ancora il ministro dell’Economia e la sua finanziaria: «Con il sessanta per cento dei fondi tagliati, è impensabile difendere l’ambiente. È una missione impossibile, una scommessa persa in partenza». Giorgio Napolitano annuisce e approva: «Sostengo molto l’impegno e gli sforzi del ministro, perché il suo è un campo in cui per fare le cose ci si deve credere e bisogna saper difendere le proprie posizioni. E lei dimostra di saperlo fare».
Riassumendo, Prestigiacomo contro Tremonti e Napolitano pro Prestigiacomo. Il terzo passaggio dell’equazione dovrebbe quindi essere Napolitano contro Tremonti. Ricevendo sul Colle l’associazione «Green Cross», il capo dello Stato, che 24 ore prima ha definito la legge di bilancio «un impegno inderogabile per il Paese», ovviamente non cita il ministro dell’Economia, però fa sue nella sostanza tutte le critiche della Prestigiacomo. Usa anche quasi le stesse parole. Lei spiega che «tutelare l’ambiente può essere un investimento, un volano per l’occupazione e lo sviluppo, però occorre crederci e scommettere sul domani». E il presidente invita «a preoccuparsi sia dell’oggi che del domani». La Prestigiacomo chiede che «l’ambiente non sia più residuale ma torni con forza al centro dell’agenda del governo». E Napolitano sostiene che «servono messaggi di forte coscienza e sensibilità ambientalista».
Già da qualche tempo il capo dello Stato solleva dubbi e velate critiche su alcune scelte di politica economica. Certo, che i conti vadano tenuti in ordine, va da sé. E che sia l’ora dei sacrifici, anche sul Colle se ne rendono conto. Ma le necessarie sforbiciate, Napolitano lo ha detto più volte, non si possono trasformare in tagli indiscriminati. Ci sono settori cruciali, di prospettiva, come la scuola, la ricerca, l’università, la cultura, l’ambiente, il made in Italy, che andrebbero salvaguardati perché potrebbero in futuro creare ricchezza e posti di lavoro.
Così ora il capo dello Stato «sostiene» la Prestigiacomo, impegnata in un perdente braccio di ferro con Tremonti, e lo fa mentre racconta come «l’ambiente rappresenti una forte spinta per quella che in tutto il mondo viene chiamata green economy e che ormai è una realtà». Il ministro lancia un vero allarme rosso: «L’Italia è a grave rischio idrogeologico per colpa della cementificazione selvaggia. E noi, con i tagli previsti dalle tabelle, dovremo chiudere la metà dei parchi».
Allarme raccolto dal Quirinale: il disastro non è solo una questione di piogge. «È vero - dice Napolitano - che c’è in atto un cambiamento climatico, che i fenomeni atmosferici sono più violenti di una volta e che quelli estremi sono più frequenti». Ma il problema è un altro. «Il fatto che, se piove un po’ di più, crolli parte del grande patrimonio di Pompei, ricevuto dalla nostra storia e che dovremmo essere capaci di tutelare, o che il centro di Vicenza veda invase botteghe e negozi e si perdano vite umane, tutto ciò ci dice che dobbiamo preoccuparci per quella incuria umana, terribile, che porta al dissesto idrogeologico dei nostri territori».
Oggi il presidente andrà in Veneto e incontrerà i sindaci dei comuni alluvionati per capire necessità o motivi.

Ma un’idea se l’è fatta: «Gli uomini pensano più a quello che fa comodo al momento che alle conseguenze per il futuro. Bisogna far rispettare le regole, talvolta non paga nemmeno chi fa cose gravissime, come la criminalità».

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