Il Nasdaq minaccia: faremo una Borsa a Londra

Sono sette anni che il mercato telematico americano corteggia quello britannico

Le prime avances risalgono a sette anni fa, poi si sono via via materializzate in offerte ostili crescenti: adesso, con buona probabilità, siamo alla resa dei conti. Il Nasdaq, il mercato statunitense dei titoli teconologici, rafforza il pressing per l’acquisto della Borsa di Londra, sulla quale ha lanciato ben due Opa ostili, la seconda delle quali ha per termine l’11 gennaio. Ieri - mentre l’offerta da 1,243 pence per azione è, appunto in corso - sono rimbalzate dichiarazioni minacciose di Robert Greifeld, amministratore delegato della Borsa telematica di New York: se l’offerta su Londra fallirà, il Nasdaq creerà un mercato rivale al locale Stock exchange, che è guidato dalla «lady di ferro» Clara Furse.
Il consiglio della Borsa britannica ha rifiutato all’unanimità, il 19 dicembre, l'offerta ostile da 5,3 miliardi di dollari confermata dal Nasdaq la settimana precedente. L'offerta è stata ritenuta come del tutto inadeguata. Il Nasdaq aveva lanciato la propria offerta il 12 dicembre rivolgendosi direttamente agli azionisti della piazza di Londra, dopo che il cda aveva rifiutato un contatto tre settimane prima: l'offerta originaria, lanciata a marzo, era pari a 4,1 miliardi di dollari.
Negli ultimi anni, la Borsa di Londra è stata oggetto di corteggiamenti da parte di Deutsche Boerse e di Euronext; un anno fa si fece avanti anche l’australiana Macquarie con un’offerta formale da 1,5 miliardi di sterline, poi andata a monte. La convinzione del Nasdaq nel puntare su Londra è sostenuta da un fatto inequivocabile: con una progressione crescente, la borsa americana ha comprato azioni del London stock exchange fino a far arrivare la propria partecipazione al 29,9%, proprio alla soglia dell’Opa obbligatoria.
Bob Greifeld, artefice di questi ripetuti attacchi, sostiene che la fusione tra le due borse «darà vita a una piattaforma azionaria realmente globale, con la possibilità per gli emittenti di quotarsi simultaneamente sia a New York che a Londra». Il gigante transatlantico assumerebbe dimensioni globali, con oltre 6.400 società quotate, forti di una capitalizzazione di mercato di 12mila miliardi di dollari e con contrattazioni medie giornaliere con un volume di 7,4 miliardi di titoli, per un valore di circa 80 miliardi di dollari.


La «minaccia» espressa ieri da Greifeld aggiunge un elemento nuovo a una partita che finora si è giocata soltanto sul piano finanziario e non su quello industriale: se il Nasdaq - che già in passato si affiancò con successo alla Borsa «tradizionale» di Wall Street - dovesse far sul serio, a Londra potrebbe nascere un nuovo mercato, con caratteristiche, servizi, condizioni e tariffe tali da mettere probabilmente in difficoltà la Borsa di Londra: forte, soprattutto, della «dualità» transatlantica, che è il principale asset sul quale si basano le profferte del Nasdaq sul Lse. Da parte sua, peraltro, il governo britannico ha più volte ribadito la propria neutralità rispetto a una cambiamento di proprietà della Borsa londinese.

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