Politica

Navarro rompe la tregua nella guerra fredda vaticana

Gelo con la Segreteria di Stato per il caso diplomatico con Israele in attesa che Ratzinger decida le nuove nomine

Andrea Tornielli

da Roma

È una puntualizzazione inusuale, parole che suonano quasi come una presa di distanze dalla Segreteria di Stato, quelle con le quali il direttore della Sala stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls ha detto ieri di non essere l’autore della dura nota di risposta al governo israeliano del 28 luglio, specificando anzi di non averla neanche letta prima della sua pubblicazione.
Il caso diplomatico dell’estate era sorto dopo che Benedetto XVI, nell’Angelus del 24 luglio recitato dalla val d’Aosta, non aveva citato Israele tra i Paesi vittime del terrorismo di quelle settimane. Un’omissione non voluta, determinata con tutta probabilità dalla fretta con la quale a Roma era stato preparato il testo dell’Angelus, dopo l’attentato di Sharm el Sheikh. La reazione del ministero degli Esteri israeliano era stata durissima e in una dichiarazione si affermava esplicitamente che la mancata menzione era stata intenzionale e che finiva per dare copertura morale ai kamikaze palestinesi. E si criticava Giovanni Paolo II per non aver condannato a sufficienza gli attacchi contro Israele. Il 28 luglio la Sala stampa della Santa sede pubblicava una nota (non firmata dal direttore Navarro) nella quale si rispondeva puntualmente al governo israeliano, ricordando - con tanto di data - alcune delle condanne fatte da Papa Wojtyla, e dicendo pure che in taluni casi non vi era stata pubblica condanna da parte del Vaticano a causa della rappresaglie «non sempre compatibili con le norme del diritto internazionale».
Com’era prevedibile, la risposta vaticana aveva avuto strascichi polemici: il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, l’aveva criticata aspramente, citando proprio Navarro. E diversi commentatori erano sembrati attribuire proprio al portavoce vaticano la responsabilità della dura risposta alla durissima protesta israeliana.
Nei giorni scorsi fra Santa sede e Israele tutto è stato chiarito, grazie a una lettera del premier Sharon al cardinale Angelo Sodano e a un incontro tra l’ambasciatore Oded Ben Hur e lo stesso Segretario di Stato. Venerdì scorso, sul Corriere della Sera, nel dare notizia della ritrovata serenità nei rapporti tra i due Stati, veniva riportata questa frase, attribuita al cardinale Sodano: «L'omissione di Israele tra i Paesi vittime del terrorismo è stata una svista, non intenzionale. In verità avrebbe dovuto essere incluso. Le dichiarazioni di Navarro-Valls sono state un poco inappropriate». Lo stesso Corriere nell’articolo definiva dichiarazioni da «Guerra fredda» quelle contenute nella risposta vaticana da tutti attribuita al direttore della Sala stampa.
Quest’ultimo, però, non ha fatto finta di niente. E ieri, sempre dalle colonne del quotidiano milanese, ha precisato di non c’entrare nulla con la dura nota vaticana, che è stata preparata dalla Segreteria di Stato e non da lui: «Non sono un nemico di Israele e non era colpa mia se a fine luglio si era avuta una difficoltà di rapporti tra Israele e Santa sede», quella nota «non l’avevo scritta io, né mi era stata letta». Navarro-Valls non ha fatto altro che confermare qualcosa che era apparso evidente agli addetti ai lavori: il caso diplomatico era serio, i toni usati dal ministero degli Esteri israeliano erano durissimi, davvero difficile immaginare che il Vaticano affidi la risposta scritta al portavoce senza per lo meno averla vista prima e approvata.
Ma l’uscita del direttore della Sala stampa della Santa sede, stufo di sentirsi attribuire la colpa di aver provocato un raffreddamento dei rapporti con Israele, rimane comunque del tutto inusuale e senza precedenti. Appare uno dei tanti sintomi dell’attendismo che regna nella Curia romana a quattro mesi dall’elezione di Benedetto XVI, in attesa di nuove nomine e cambiamenti. Si sa che il Papa appena eletto ha chiesto a Navarro di continuare nel suo incarico, ma già da settimane circolano sul web i nomi dei candidati alla sua successione.

Così come circolano quelli per la successione del cardinale Sodano, che compirà 78 anni a novembre, anche se il suo entourage assicura che Benedetto XVI lo manterrà in carica fino agli ottant’anni.

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