Per fortuna, Cesare Prandelli, il ct, il diretto interessato, non l’ha presa bene. «Voglio essere severo» è stato il suo monito pubblico. E non perché l’ennesima sconfitta dinanzi al maestro Trap abbia provocato qualche scossone all’autostima del bresciano. No. La spiegazione è più sottile e depone a favore del tecnico che ha incassato il secondo rovescio della gestione azzurra (il primo in amichevole a Londra col Camerun, il secondo, sempre in amichevole, a Liegi, a dimostrazione che il calciatore italiano è allergico a certi confronti) senza farla passare come un banale incidente di percorso. «È stato un passo indietro» ha tuonato alla fine senza inseguire improbabili giustificazioni. «Ho detto subito che è meglio perdere contro Trap ma poi metto da parte lo scherzo e faccio un’analisi seria» il successivo passaggio. Come dire insomma che lo 0 a 2 di Liegi non può passare sotto silenzio, sia pure in stagione di polverone da calcio-scommesse. «Non vedo l’ora di giocare amichevoli impegnative tipo la prossima contro la Spagna» l’altro messaggio in codice che deve pur avere un risvolto interno, destinato al gruppo dei suoi azzurri, mai stata squadra contro l’Irlanda, con l’aggravante di qualche esperimento andato male (Montolivo), di pericolose involuzioni (Gilardino, Pazzini, lo stesso Pepito Rossi) e di poche certezze provenienti dal gruppo delle seconde linee, promosse al cospetto del Trap, col portiere Viviano in primo piano ad esempio. Il 10 agosto non sarà facile allestire la Nazionale più competitiva: interisti e milanisti saranno infatti reduci dalla Supercoppa giocata a Pechino, con inevitabili problemi legati al recupero delle energie e del fuso orario.
Le vacanze in arrivo sono lo strumento migliore per mettere a punto la strategia della riscossa nazionale. Prandelli ha riproposto una vecchia idea (copyright di Arrigo Sacchi), quella degli stage da febbraio 2012 per coprire i mesi senza partite vere e lavorare sulla testa più che sui muscoli dei suoi. Di sicuro, la prova di Liegi ha rivalutato ai suoi occhi anche Antonio Cassano. «È uno che ti accende le partite anche nei momenti in cui ristagna, per questo quando dicevo che una sola ora di autonomia mi serve, non fingevo ma facevo un discorso puramente egoista» la confessione che racconta del suo piano numero uno. Recuperare il talento del pibe di Bari alla causa del club Italia e a seguire augurarsi che nel frattempo la maturità di Balotelli gli consenta un utilizzo continuo.
Secondo punto all’ordine del giorno: trovare qualche difensore dell’argine, a destra come a sinistra, di maggiore qualità. La candidatura, proveniente da Milano, può sembrare interessata e invece è solo scontata: Abate è una delle poche novità del campionato, ignorarla è un errore. Così come eventualmente insistere su Montolivo tre-quartista che si è dissociato dalla trovata («non è il mio ruolo»). L’altro nodo da sciogliere è in attacco. Qui bisogna appunto procedere a due scelte complessive: 1) quale musa promuovere tra quelle a disposizione; 2) quale coppia assortire per l’europeo. Alla prima esigenza può rispondere Cassano, in alcune sfide naturalmente. In altre più impegnative bisognerà provvedere in modo diverso. Fin qui il laziale Mauri non ha incantato, Giovinco si è visto poco e non ha un grande fisico. Allora tocca al Ct procedere a modificare il disegno tattico dello schieramento oppure inventarsi qualcos’altro.
Pazzini, con Cassano dentro la buca come suggeritore, ha un senso. Senza rifornimenti, il centravanti non è in grado di cambiare l’inerzia di una partita. Non gli è accaduto nemmeno ad Appiano Gentile.
Eppure è il più affidabile della compagnia, rispetto ad altri concorrenti in evidente flessione: ogni riferimento a Gilardino è semplicemente voluto. L’avviso ai naviganti da parte di Prandelli è stato esplicito. «Se a primavera i Totti e i Del Piero mi daranno garanzie, prenderò in considerazione anche loro». Capita l’antifona?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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