da Milano
Erano il simbolo non solo della crisi immobiliare Usa, quei cartelli con la scritta «for sale». Restavano esposti per mesi, in mancanza di acquirenti, soldi e fiducia. Case invendute. Peggio: invendibili. Adesso, però, le cose sembrano cambiare. Proprio ora che lAmerica mostra di non volersi rassegnare a una recessione considerata inevitabile, rispunta la voglia di mattone: per la prima volta dopo mesi, le domande di mutui sono aumentate, nellultima settimana, del 7,5 per cento.
Naturalmente, il dato va preso con le pinze, in attesa di essere corroborato nel prossimo futuro da valori altrettanto positivi. Del resto, nel Beige Book diffuso ieri, la Federal Reserve parla di una domanda di mutui ancora in calo e di un «ulteriore indebolimento del settore immobiliare». Lincremento si presta anche a uninterpretazione non del tutto ottimistica: potrebbe indicare che le quotazioni delle case sono scese talmente in basso da essere diventate di nuovo appetibili. Negli ultimi mesi si è andata infatti allungando la lista di immobili, molti dei quali diventati di proprietà delle banche una volta calata sugli ex proprietari la mannaia della confisca a causa delle rate di prestito non pagate, ceduti a un quarto del prezzo rispetto al valore precedente lo scoppio del virus subprime.
Tuttavia, la ripresa delle richieste di mutui si può anche legare allipotesi secondo la quale il valore delle case ha ormai raggiunto un punto oltre il quale non può più scendere. Se così fosse, potrebbero accorciarsi i tempi di ripresa del settore immobiliare e, dunque, di pieno recupero del ciclo di crescita Usa. Una ripresa, già intravista nel sorprendente sviluppo del Pil nel secondo trimestre (più 3,3%, grazie però al contributo di export e aiuti alle famiglie), su cui i mercati - in particolare quello dei cambi - sembrano voler scommettere con convinzione nonostante il settore del credito rimanga esposto ai venti delle perdite e delle svalutazioni.
La Federal Reserve si mostra però ancora preoccupata per gli sviluppi congiunturali. Lo fa nel Beige Book segnalando uneconomia in rallentamento, inceppata dalla debolezza dei consumi e del mercato del lavoro. Lo fa con Eric Rosengren, della Fed di Boston, che smentisce addirittura la possibilità di un rialzo dei tassi, ipotesi peraltro contenuta nelle minute dellultima riunione della banca centrale Usa.
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