Negozi senza orari a Roma Ristoranti aperti 7 giorni su 7

RomaCi vuole rispetto per le ore piccole. Flaiano ha passato una vita a raccontare, meglio di ogni altro, il tragicomico italiano dall’aperitivo in poi. Roma era il suo palcoscenico e l’orario di chiusura il suo incubo peggiore. Diventava una belva quando il nemico iniziava a sparecchiargli sotto il naso per chiudere prima baracca. Tenera era la notte. A Roma funziona così: se non c’è una notte bianca di mezzo, dopo le otto resta aperto il farmacista (di turno) e il fioraio indiano che, se piove, ti vende l’ombrello cinese. A suo tempo provarono a tirar tardi prima la libreria Rinascita, poi il megastore Messaggerie Musicali, ma con scarsi risultati. Quanto ai ristoranti, se entri dopo le dieci aspettati di tutto dal cameriere. Impensabile a Londra o Parigi, qui è la regola. Ma questo residuo di provincialismo di una città-paese, grande nei progetti e piccola nei fatti, potrebbe crollare come il muro di Berlino sotto i colpi del decreto salva-Italia. Più o meno come avvenne, a suo tempo, per la domenica. A Roma è già stata, infatti, recepita la circolare sulla liberalizzazione dell’orario degli esercizi commerciali. Praticamente, da oggi negozi, bar e ristoranti non dovranno più rispettare alcun limite di orario di apertura e chiusura. A Mantova ci stanno provando con buoni risultati. A Varese e a Carrara si parte oggi. Prossimamente toccherà a Milano e Torino. Al Sud ci stanno pensando. A Napoli non se ne parla proprio. Sostiene Luciano Schifone, consigliere regionale del Pdl: «Restare sempre aperti, 24 ore per 365 giorni l’anno, così come denunciato dalle stesse organizzazioni, è una condizione insostenibile dal punto di vista umano ed economico che non stimola consumi e concorrenza, ma favorisce solo la grande distribuzione». Amen.
Torniamo a Roma. Recependo il disegno di legge del luglio scorso, l’assessorato alle Attività produttive di Roma Capitale ha così diramato una circolare al comando della polizia municipale, ai presidenti e ai direttori dei municipi. Che fanno già spallucce, tanto è facoltativa e poi se non è centro storico che apri a fare? Nella delibera, si legge che «gli esercizi commerciali, comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande, a partire da oggi potranno operare, come prevede la legge, senza limitazioni su orari di apertura e chiusura, chiusura domenicale e festiva, nonchè sulla mezza giornata di chiusura infrasettimanale». Il momento è storico, l’impressione però è che per potersi permettere il lusso di affittarsi un dvd dopo mezzanotte il romano dovrà aspettare, e molto, prima di debellare l’invincibile cultura dell’orario 10-19,30. Nel frattempo, il Codacons, da sempre in prima linea sulla liberalizzazione dell’orario dei negozi, si mette a fare il grillo parlante: «Negozio aperto significa traffico, e allora aspettatevi l’ingorgo fuori orario, soprattutto di domenica. Per questo motivo in una città come Roma, dove la viabilità è un problema costante, è necessario incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico». Spazio anche all’utopia: «E poi bisogna che i vigili sanzionino di più gli automobilisti che commettono infrazioni». Come dire: un milione e passa multe al giorno, seicentomila scooteroni esclusi.
Infine, la questione degli schiamazzi nei locali notturni, che da queste parti è un problema serio. «Certo che abbiamo recepito la normativa - spiega l’assessore comunale alle Attività produttive, Davide Bordoni - ma per garantire il rispetto del riposo e della quiete delle persone abbiamo chiesto ai vigili urbani di effettuare controlli.

Con lo stesso obiettivo, entro gennaio, voglio convocare una riunione con le associazioni di categoria e le rappresentanze sindacali per discutere insieme le nuove regole e trovare elementi di sintesi». Tutto chiaro, cristallino: per ora la rivoluzione può attendere.

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