Le famiglie italiane tornano ad avere fiducia nelle loro possibilità finanziarie. Lo dimostra un sondaggio tra i Paesi dellUnione europea, realizzato da Ipsos Mori per conto di Genworth Financial, una delle maggiori società di riassicurazione al mondo, che dà il nome al Gentworth Index, ovvero «Indice di vulnerabilità finanziaria»: in altri termini, la paura di non arrivare a fine mese.
Giunto alla terza edizione, questanno lIndex registra unimportante novità: lItalia, che era al primo posto nel 2007 e al secondo nel 2008, ora è scesa al quinto posto. Insomma, ci sentiamo meno vulnerabili, malgrado la crisi e la disoccupazione non siano ancora scomparse dal nostro orizzonte.
Al contrario, le preoccupazioni sono aumentate negli altri Paesi considerati nello studio: come lIrlanda, passata al primo posto dellindice di vulnerabilità dal terzo dellanno scorso, e la Polonia, che nel 2008 era soltanto sesta e oggi è seconda. Negativo, come era prevedibile, anche il debutto della Grecia, che al primo ingresso in questa indagine è schizzata subito al terzo posto nella classifica della vulnerabilità, mentre i segnali dallarme sulleconomia di Atene si accendono a ripetizione.
Anche questanno, inoltre, come già nelle passate edizioni, i Paesi nordici sono risultati i più sicuri dal punto di vista finanziario, come mostra la tabella allegata: alla Norvegia, in particolare, il primato di Paese più «ottimista» tra tutti quelli dellUnione europea, almeno sotto il profilo del bilancio familiare.
Uno scenario abbastanza eterogeneo, spiegabile con il modo diverso in cui la recessione si è manifestata nei vari Paesi e col fatto che solo alcuni di questi mercati cominciano a mostrare segni di ripresa economica.
Il caso limite è quello dellIrlanda, dove la recessione ha chiuso bruscamente il periodo di boom economico seguito alladesione alleuro del 1999: particolarmente duro, quindi, il contraccolpo subito dalle famiglie, attualmente le più insicure dEuropa dal punto di vista finanziario.
Tornando allItalia, è innegabile che i redditi delle famiglie hanno sofferto a causa dellindebolimento del mercato del lavoro - il tasso di disoccupazione, afferma ancora la ricerca, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 14 anni a quota 7,9% - che ha reso più difficile, in molti casi, onorare la rata del mutuo o del finanziamento contratto per pagare lauto, i mobili e altre spese per la casa. Tuttavia, limpatto sui bilanci domestici è stato più che controbilanciato dal crollo dellinflazione, che nellagosto 2009 ha raggiunto quota zero contro il 4% di un anno prima. Tradizionalmente «risparmiose», le famiglie italiane hanno potuto inoltre beneficiare di tassi di finanziamento più contenuti e prezzi immobiliari meno gonfiati rispetto ai vicini di casa europei: il peso dellindebitamento privato rispetto al reddito disponibile si colloca così sul 57%, dunque ben al disotto della media del 93% segnata dallarea euro.
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