«Nel 2004 la sinistra disse sì al telescrutinio»

Stanca: il conteggio elettronico del voto è già stato sperimentato col consenso dell’opposizione per europee e regionali

Francesco Cramer

da Milano

Gli attacchi della sinistra al Viminale e al ministero per l’Innovazione e le tecnologie sullo scrutinio elettronico del voto sono stati riportati dal Diario diretto da Enrico Deaglio e dal Corriere della Sera. Già si denunciano rischi di brogli elettorali con lo scrutinio elettronico del voto. Ecco come replica il ministro per l’Innovazione e le tecnologie Lucio Stanca. «La presa di posizione di via Solferino per l’Unione si fa sentire - dice -. Bastava che il Corriere mi facesse una telefonata, invece di pubblicizzare infondate preoccupazioni, e avrei spiegato che non ci sono pericoli di raggiri».
Non è più facile barare con il conteggio elettronico delle schede?
«No, anzi. Oltre al conteggio delle schede, al momento dello spoglio, un operatore informatico davanti al presidente di seggio, agli altri scrutatori e ai rappresentanti di lista traduce le preferenze su un computer, il cui video è ben visibile a tutti. La trasparenza è assicurata».
E se sorgessero delle questioni o delle discordanze?
«Una precisa norma della legge, il comma 4 dell’articolo 2, fa crollare qualsiasi dubbio sugli eventuali rischi di brogli. Qualora ci fossero delle difformità tra i risultati cartacei e quelli al computer, infatti, “vincerebbero” quelli cartacei».
Ma allora dove sta l’innovazione e il risparmio di tempo se poi c’è il rischio che si debbano ricontare le singole schede?
«Vero, ma vogliamo fare un passo alla volta e prendere tutte le cautele possibili, a dispetto di quello che sostiene la sinistra».
Torniamo al meccanismo elettronico: ricavato il totale, che succede?
«I dati della singola sezione, memorizzati sul computer sul quale nessuno può più accedere, stampati e controfirmati dal presidente di seggio, vengono trasferiti a un server di plesso, cioè dell’edificio. Un collegamento telematico criptato, poi, garantisce che gli stessi vengano trasmessi al ministero degli Interni. Eliminando gli eventuali errori di lettura, oggi possibili».
Altra critica: l’operazione è stata assegnata a trattativa privata.
«Sì, perché tutto è partito col decreto legge del 3 gennaio 2006 e non c’era tempo per indire una gara. Abbiamo fatto un’indagine di mercato e abbiamo scelto una società seria come Telecom Italia. Abbiamo operato in seguito a un voto del Parlamento. O il Parlamento italiano non conta più nulla?».
Ma tra le aziende coinvolte nel progetto c’è anche la società di consulenza Accenture, per la quale lavora il figlio del ministro Pisanu...
«Quella di coinvolgere la Accenture non è una decisione del governo ma di Telecom che ha il diritto di assegnare un subappalto. Ed è noto che il figlio del ministro non fa parte del progetto».
L’esperimento interesserà 12mila sezioni in 4 regioni. Si farà mai su tutto il territorio nazionale?
«Con i campioni della modernizzazione della sinistra no. Ma vuole sapere il bello della vicenda? Abbiamo già sperimentato il meccanismo nelle scorse elezioni regionali ed europee.

Non avevano valore giuridico ma un’apposita commissione formata da prefetti, rappresentanti di maggioranza e opposizione ci ha chiesto di passare subito all’elettronico».
Perché non è stato fatto?
«Per una scelta del Viminale. E quando Pisanu mi ha proposto di introdurre lo scrutinio elettronico solo in alcune zone di Liguria, Puglia, Sardegna e Lazio ho accettato».

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