Nel Cavour di De Feo c’è il destino dell’Italia

C’è voluto il 150º anniversario dell’Unità d’Italia (e della morte di Cavour) per riportare in libreria un volume importante come quello dedicato al conte piemontese da Italo de Feo, giornalista e scrittore campano, protagonista della stagione della Liberazione e dei primi lustri di vita della repubblica. La Mondadori, infatti, ripubblica a 52 anni di distanza, Cavour. L’uomo e l’opera. Un’accurata biografia che intende interpretare e avvicinare tutte le tessere disponibili del mosaico, integrando così la dimensione pubblica dell’uomo con quella privata. De Feo, insomma, segue la parabola intera di un’esistenza entro un ambiente e un mondo rievocati con amore e con efficacia letteraria.
Del libro e del suo autore si è discusso a Palazzo Giustiniani nel corso di un incontro cui hanno partecipato, tra gli altri, la figlia del celebre giornalista, Diana de Feo (che ha brillantemente seguito le orme paterne nel mondo dell’informazione e che adesso siede a Palazzo Madama come parlamentare del Pdl) e i suoi colleghi d’aula Gaetano Quagliariello, Piero Craveri, Luigi Compagna e Mauro Cerruti. Il libro di de Feo ha avuto il merito di anticipare un’altra pietra miliare nella bibliografia cavouriana: vale a dire quella firmata da Rosario Romeo. E i due autori sono stati spesso avvicinati nel corso dell’incontro a Palazzo Giustiniani. «Innanzitutto li lega la capacità - spiega Quagliariello - di emanciparsi con intelligenza e passione dal conformismo degli eredi di Gramsci». Un gesto, questo, che de Feo pagò caro, visto che l’accademia non gli perdonò questa sua libertà intellettuale. Ed è proprio alla sua indipendenza, al suo fervente laicismo e alla sua incrollabile fede nel liberalismo che si sono richiamati tutti i relatori.
De Feo, già capo dell’ufficio stampa del Comitato di liberazione nazionale e poi per un triennio segretario particolare di Palmiro Togliatti, non rinunciò mai a un’indipendenza di giudizio nei confronti degli avvenimenti politici che visse da protagonista. E la biografia di Cavour, come ricorda Cerruti, «si può leggere in controluce non solo come un elegante romanzo di formazione, ma anche come una testimonianza della vita interiore dello stesso autore». L’idea di politica di de Feo e la pratica di governo di Cavour hanno, infatti, molti punti di convergenza, a iniziare da quel liberalismo empirico di marca britannica che è stato spesso contrapposto alle tesi mazziniane e alle ideologie storiciste del ventesimo secolo.


Mentre Pietro Craveri, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni cavouriane, si augura che il Parlamento onori adeguatamente lo statista piemontese, noi ci auguriamo che Mursia riporti in libreria il diario Tre anni con Togliatti uscito nel 1971 e che racconta le ragioni di uno «strappo» (col Pci) e la fedeltà ai principi autenticamente liberali.

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