Nella Borsa del «Sole»

Si è scritto sul Giornale del tentativo di quotare almeno un venti, trenta per cento della proprietà del Sole 24 Ore in Borsa. Si è detto come l'ala confindustriale più filo prodiana, in testa il presidente della società editoriale del Sole, Innocenzo Cipolletta (premiato per le sue fedeltà anche con la presidenza delle Ferrovie dello Stato), vorrebbe combinare la «quotazione» con un'espansione verso altre testate per diluire la partecipazione di Confindustria e dar vita a un altro gruppo dall'anima «progressista»: si guarda ad Athesis (editore di quotidiani del Nord Est) e alla Stampa, in questo caso anche per impedire che il giornale torinese finisca a Francesco G. Caltagirone.
Luca Cordero di Montezemolo punta sull'iniziativa, però a convincere i soci della quotazione non manda Cipolletta (alleato indispensabile ma con cui i rapporti non sono più idilliaci). Tra l'altro molti imprenditori vorrebbero il neo presidente delle Ffss dimissionario dalla carica di presidente dell'editoriale Sole. Sceglie il superpartes Giampiero Cerruti, consolidato esponente confindustriale con particolari legami con il côté Mediobanca. Toccherà a Cerruti sentire (insieme a Lorenzo Targetti e Miro Radici) il polso della base e trarre qualche conclusione per novembre.
Anche questa vicenda indica come in Confindustria non manchino le tensioni. Montezemolo, di fatto, gioca le sue ultime carte sulla prossima Finanziaria. Però uno dei più importanti garanti in ambienti imprenditoriali, del «liberismo possibile» del prodismo, Francesco Giavazzi, bombarda il provvedimento (sostegni alla francese della ricerca) a cui più teneva la presidenza confindustriale. Dice il noto economista: già Oltralpe il provvedimento funziona male, è dirigista, figurarsi in Italia. Poi, c'è la partita sul «cuneo fiscale», che dovrebbe dare uno straccetto di gloria alla sinora poco concreta Confindustria. La riduzione del «cuneo» è assai ragionevole, taglia un bel po' di tasse, ma appare accompagnata da provvedimenti che oltre al ceto medio colpiscono la base sociale imprenditoriale (dagli interventi sugli investimenti finanziari al ritorno alle aliquote alte alleggerite dal governo Berlusconi). Restringere, infine, il taglio del «cuneo» ai soli dipendenti a tempo indeterminato, inceppa la flessibilizzazione del lavoro già introdotta che ha portato la disoccupazione italiana al 6,5 per cento. Basterà un taglio al «cuneo» infarcito di tasse e rigidità per conquistare i cuori degli imprenditori?
Intanto è partita la corsa per l'eredità di Montezemolo: l'attuale presidenza fa avanzare un candidato dalla solida esperienza confindustriale ma senza forte immagine pubblica, il varesino Andrea Moltrasio. La troppa amicizia dimostrata per troppo tempo da Montezemolo per Prodi non ha conquistato la base e dunque i «grandi nomi» del giro presidenziale, tipo Andrea Pininfarina, preferiscono non correre. Tra i candidati che vogliono una qualche discontinuità dalla presidenza degli ultimi anni, per adesso, è in prima posizione Emma Marcegaglia, già poco simpatizzante leadership di Antonio D'Amato. Ma a cui non manca il fiuto per comprendere quali sono i veri sentimenti della base imprenditoriale.
Le dinamiche interne a Viale dell'Astronomia, naturalmente, sono regolate da specifiche logiche associative e non dalla politica.

Ma non mancano di avere conseguenze «politiche»: lo sbilanciamento filoprodiano di Montezemolo è stato utile per gli esiti così fragili del voto. Un consolidato cambio di orientamento confindustriale potrebbe essere l'ultima spinta a un governo che già sta in piedi per caso.

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