Nella trincea di via Padova: cento arresti in soli due mesi

Sono quasi cento gli arresti effettuati dai carabinieri in via Padova negli ultimi due mesi, da quando cioè l’omicidio di un giovane egiziano e le successive devastazioni dei suoi connazionali, hanno portato il quartiere all’attenzione della cronaca. Due mesi di controlli per sanzionare attività commerciali fuori regola, fermare automezzi, verificare documenti di migliaia di cittadini stranieri. Scoprendo l’ultimo trucco dei clandestini per sfuggire alle espulsioni: esibire un’autocertificazione in cui si attesta di aver fatto domanda per regolarizzare la propria occupazione in nero.
Via Padova balzò al centro della cronaca sabato 13 febbraio quando un litigio tra egiziani e sudamericani, sfociò in un duello all’arma bianca, concluso con la morte di Ahmed Abdel Aziz el Sayed Abdou, 19 anni. Subito dopo un gruppo di connazionali diede vita a un pomeriggio di follia, con auto rovesciate, vetrine spaccate, aggressioni di sudamericani. Polizia e carabinieri portarono via decine di nordafricani, una decina dei quali finì in manette. Qualche giorno dopo la mobile fermò tre dominicani di 18, 19 e 31 anni, vicini alla gang dei Chicago. Da allora le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli, dividendosi la strada tra polizia, carabinieri Guardia di finanza. In particolare l’Arma, a cui è toccato il tratto centrale, ha impegnato le stazioni di Gorla-Precotto e Crescenzago, 40 uomini del battaglione mobile, personale del Nucleo antisofisticazione dell’Ispettorato del lavoro. Ieri un primo bilancio è stato tracciato dal maggiore Michele Piras, comandante della compagnia Monforte.
In due mesi i militari, suddivisi in pattuglie di dieci presenti 24 ore su 24, hanno controllato 3.792 persone, 1.210 automezzi, 90 esercizi commerciali, 8 stabili. Risultato: 96 arresti quasi tutti clandestini, 60 colpiti da ordine di espulsione, o spacciatori di droga, 17, con sette etti di droga sequestrata. Denunciate 27 persone, di cui 16 per violazione alla legge sull’immigrazione, con otto stranieri in questura perché privi di permesso. Una trentina le multe inflitte, per un totale di 100mila euro, con sei locali chiusi e un laboratorio cinese sequestrato. Gli stabili controllati hanno consentito, grazie alla nuova normativa, di sequestrare ai fini della confisca, tre appartamenti che ospitavano in nero stranieri irregolari. Infine i «blitz» al campo nomadi di via Idro ha permesso di recuperare refurtiva per quasi mezzo milione.
Le verifiche hanno anche consentito di scoprire il nuovo trucco usato dai clandestini, che sfrutta la norma del 2009 per l’emersione del lavoratore nero: presentare un’autocertificazione in cui si dichiara di essere impiegato presso una certa ditta. Una volta accolta la richiesta, il permesso di soggiorno è automatico.

Ma non esistendo ancora una banca dati, è impossibile controllarne l’autenticità, se non fermando il sospetto in attesa che la polizia accerti se la pratica esiste. Distogliendo in tal modo forze consistenti dal territorio. E così ci si deve fidare.

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