«Nessun infiltrato a Vicenza: ha vinto il carisma del premier»

Le polemiche sulla platea pro Berlusconi: gli industriali del Nordest respingono le accuse

Stefano Filippi

nostro inviato a Vicenza

Ettore Artioli, l'industriale palermitano che per primo ha parlato di una «claque» organizzata a Vicenza per applaudire Silvio Berlusconi, non ha reso un grande servizio a Confindustria di cui pure è uno dei vicepresidenti. Ha regalato titoli ai giornali ma ha infastidito parecchi colleghi e gettato ombre sulla macchina organizzativa di Viale dell'Astronomia. «Come si fa a parlare di infiltrati? Io mi sento offeso da simili insinuazioni», sbotta Nicola Amenduni, uno dei grandi vecchi della siderurgia italiana: 88 anni, presidente delle Acciaierie Valbruna di Vicenza, ex numero uno di Federacciai, sabato mattina era in sesta fila. «Ho dovuto registrarmi tre giorni prima, quando sono arrivato ho ricevuto un cartellino con il mio nome, sono stato fermato in continuazione dagli uomini della sicurezza. Il servizio d'ordine è stato perfetto. Per un estraneo era impossibile entrare nei padiglioni della fiera».
Il sito di Confindustria indica ancora le note tecniche dell'assemblea di venerdì e sabato. «Sede: fiera di Vicenza. Destinatari: tutti gli interessati. Partecipazione: libera previa conferma». Metal detector all'ingresso, la segreteria verificava al computer l'iscrizione e consegnava il «badge»: blu per il settore più vicino al palco, bicolore per la parte più lontana. I due accessi al salone erano presidiati in forze. Impensabile che 250 persone abbiano potuto accreditarsi all'ultimo momento. Tanto più che l'apparizione del premier ha colto di sorpresa davvero tutti. Luca di Montezemolo ne ha annunciato l'arrivo attorno alle 11,30 e Berlusconi dolorante si è materializzato poco prima delle 13. Le forze dell'ordine hanno dovuto chiedere rinforzi. «Nemmeno il Pci degli anni d'oro avrebbe mobilitato la domenica mattina 250 attivisti in un'ora», dice Franco Miracco, portavoce del governatore veneto Giancarlo Galan.
«Sissignore, gli applausi verso il presidente sono stati veri, nessuno ci ha ordinato nulla, altro che claque. E quando il presidente è giunto eravamo tutti in piedi, nessuno escluso», aggiunge Amenduni. Che non ha nulla da rimproverare al premier: «Discorso magnifico, anche il tono era quello giusto, è ora che si dicano le cose come stanno». E i buuuh a Diego Della Valle? «Non parliamone. È stato fischiato, tutti l'hanno sentito. Sappia Berlusconi che è nel cuore degli industriali, non se la deve prendere troppo se qualcuno lo contesta».
Nessuno tra gli industriali veneti vuol sentire parlare di sostenitori organizzati per il Cavaliere zoppicante. A cominciare da Andrea Riello, il loro presidente: «Con cinquemila persone non mi sembra che il gradimento raccolto da un uomo di carisma sia dipeso dalla presenza di attivisti, ma dal fatto che il grande comunicatore ha saputo, da vero politico in campagna elettorale, cogliere le esigenze delle imprese. Il centrodestra liberista si avvicina alle idee degli imprenditori più di un centrosinistra oggi formato da molta sinistra e poco centro». Riello, che guida un gruppo leader nelle macchine utensili, prende le distanze da Mr Tod's, «un membro della prima fila che, preso dalle sue convinzioni personali, non ha saputo mantenere il giusto equilibrio prendendosela apertamente con il nostro ospite».
«Non so chi possa aver visto una claque, il presidente del Consiglio non ne ha bisogno e i giornali che hanno montato il caso hanno compiuto un'operazione scorretta - scuote la testa Giuseppe Reato, presidente degli industriali di Rovigo -. I battimani a Berlusconi non sono una novità, alle precedenti assemblee di Confindustria ha sempre riscosso applausi a scena aperta. Le piccole e medie imprese non hanno mai mascherato la simpatia per un collega impegnato in politica. E sabato lui ha parlato con il cuore». D'accordo Celeste Bortoluzzi, leader dell'Associazione industriali di Belluno: «Sostenere che Berlusconi si era organizzato una claque è una strumentalizzazione vergognosa. Vorrebbe dire che l'ambiente confindustriale non è nemmeno in grado di controllare chi entra nelle sue assemblee. Il premier ha messo il dito nella piaga della diversità di trattamento tra piccola e media impresa e grande industria».
«Escludo attivisti o truppe cammellate - aggiunge il presidente di Unindustria Padova, Luca Bonaiti -. Ero seduto nelle prime file, ho riconosciuto qualche parlamentare o candidato della Casa delle libertà ma sono presenze normali, venerdì per Prodi c'erano quelli del centrosinistra.

Non mi sorprende il consenso suscitato dal premier, soprattutto per certi passaggi che hanno toccato temi cari alle imprese. Ma Confindustria resta libera e autonoma: non possiamo accusare un sindacato di essere cinghia di trasmissione di una parte politica e poi cadere nello stesso meccanismo».

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