Nestlè punta 380 milioni nella guerra del caffè

Secondo i dati dell’Ico, l’International coffee organization, il consumo di caffè nel mondo vale qualcosa come 70miliardi di dollari, una cifra enorme. La produzione è in calo, ma il mercato è florido e i prezzi appetitosi per chi ne beneficia. Nell’arco degli ultimi dieci anni, poi, cialde e capsule hanno dato una forte spinta d’innovazione, che si è trasformata in nuovi mercati da conquistare. Se un tempo l’espresso era circoscritto al bar, oggi è anche un prodotto casalingo, e si accompagna con la fornitura di apparecchi che coinvolgono l’industria meccanica; questo combinato ha mutato anche i metodi di fidelizzazione del cliente. Si tratta di un mondo ancora lontano dagli standard, nel quale ogni Casa cerca di piazzare le proprie macchine, anche gratis, pur di accaparrarsi i futuri acquisti di confezioni mondodose, il cui margine di profitto è elevatissimo.
In questo contesto si registra molto attivismo tra i grandi gruppi, pronti a lanciarsi in nuove avventure ma sempre attenti a difendersi dalle incursioni altrui: quello del caffè, insomma, è un terreno di guerra. L’annuncio di ieri conferma lo straordinario interesse delle grandi multinazionali per un mercato che premia gli attori più dinamici con crescite a due cifre: il colosso svizzero Nestlè ha presentato un investimento di 500 milioni di franchi (381 milioni di euro) da qui al 2020, per iniziative di sostegno alla coltivazione, produzione e consumo in Messico, Thailandia, Filippine e Indosesia, per ottimizzare la propria catena di approvvigionamento. Il «piano Nescafé», lanciato non a caso proprio a Città del Messico, permetterà di raddoppiare le quantità di caffè acquistati direttamente dagli agricoltori, con elevati requisiti di sostenibilità. Nestlé, per intenderci, con il solo marchio Nespresso, specializzato nel prodotto in capsule e distribuito in 190 «boutique» nel mondo, ha fatturato nel 2009 2,77 miliardi di franchi (2,13 miliardi di euro), con la concreta prospettiva di arrivare nel 2010 a 3 miliardi.
I valori in gioco sono elevati, e i concorrenti possiedono nomi del calibro di Starbucks, Kraft, Sara Lee. Proprio contro quest’ultima, in Francia, Nestlè ha una causa in corso per violazione di brevetti: gli svizzeri accusano gli americani di aver messo in vendita nei supermercati capsule di caffè «Nespresso compatibili», che «violano i nostri diritti di proprietà intellettuale», sostiene Nestlè. Proprio sugli standard, come dicevamo, si gioca la competizione dei prossimi anni: da un lato il mercato cerca l’adozione di modalità universali, che favoriscono la concorrenza e i consumatori, dall’altro i grandi detentori di brevetti cercano di alzare barriere difensive fino all’estremo. Un’altra società francese, la Ethical coffe compagnie ha lanciato sul mercato capsule «Nespresso compatibili», ma non risulta che finora abbia subito denunce: piuttosto, ha raccolto l’interessamento del gruppo Benetton che attraverso il fondo 21 Centrale Partners ha investito 25 milioni di euro nella società fondata e diretta da Jean-Paul Gaillard, che dal 1988 al 1997 è stato numero uno proprio di Nespresso.


Poche settimane fa il leader italiano, Lavazza (1 miliardo di fatturato), ha acquistato il 7% della Coffee Mountain, un produttore americano di caffè in cialde che confema, con la sua crescita, l’ebollizione di questo mercato: un giro d’affari aumentato del 61% tra il 2008 e il 2009, con profitti netti saliti del 151% e 29 trimestri consecutivi di crescita a doppia cifra. L’ultimo, a giugno, ha registrato più 65% nelle vendite e più 103% nei profitti.

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