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Nick «’O mericano», l’enfant prodige dal gas alla politica

SCALATA A 19 anni era già consigliere comunale. Azzurro della prima ora, ha perso una sola elezione

La beffa è arrivata ieri in serata: richiesta di arresto per il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, coordinatore regionale campano del Popolo della libertà. Appena 24 ore prima, aveva riunito i fedelissimi nella «sua» Caserta, in un albergo a 5 stelle, per prepararsi alla battaglia delle regionali di marzo. Una sorta di investitura ufficiale per Nicola Cosentino, ex socialdemocratico, fedelissimo di un ex potente della prima Repubblica, Alberto Ciampaglia, tra i primi a entrare nel ’94 in Forza Italia.
Nell’albergo casertano, c’erano tutti i big del Pdl, pronti ad affilare le armi per scalzare da Palazzo Santa Lucia, l’imputato nello scandalo dei rifiuti, il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Anzi, c’erano quasi tutti i big. Due poltrone, infatti, erano vuote: quella del grande nemico di Cosentino, Italo Bocchino e quella del collega di governo Pasquale Viespoli, sottosegretario al Lavoro. Le altre, invece, erano saldamente occupate dagli altri potenti del Popolo della libertà campano, a cominciare dal suo amico e principale alleato nella corsa per la conquista della poltrona di Palazzo Santa Lucia, Luigi Cesaro, parlamentare e presidente della Provincia di Napoli, primo rappresentante del centrodestra a conquistare la poltrona provinciale, dopo 15 anni di egemonia del centrosinistra. Poi gli ex An, Marcello Taglialatela, che sogna di scalzare Rosetta Iervolino dalla poltrona di sindaco di Napoli, il vicecoordinatore regionale campano, Mario Landolfi, il parlamentare Amedeo Laboccetta, il sindaco di Afragola Enzo Nespoli e, gli ex forzisti e deputati, Maurizio Iapicca, Paolo Russo e Pasquale Giuliano.
Ma, su quell’incontro, nella stessa serata di domenica, era precipitata una cascata di acqua gelata: il presidente della Camera Fini, dal pulpito di Fazio a Che tempo che fa, aveva ribadito il suo «no», a Cosentino, pur senza pronunciarne il nome e sostenendo che «in politica deve valere il detto della “moglie di Cesare” che deve essere al di sopra di ogni sospetto e per questo dico che alle regionali alcune candidature sono inopportune». Il sigillo è arrivato ieri sera, quando dal Palazzo di giustizia di Napoli è giunta la notizia della richiesta di arresto per il sottosegretario. Fine del sogno di completare il ticket, Cesaro alla Provincia, Cosentino alla Regione.
Ha 50 anni, Cosentino, sposato e padre di due gemelli. Al suo paese, Casal di Principe, lo chiamano «Nick ’O mericano», in omaggio al soprannome del padre Silvio. Laurea in giurisprudenza ma presto assorbito dall’azienda di famiglia, l’Aversana Petroli di Casal di Principe, colosso nel settore del gas con 200 milioni di fatturato annuo, è stato un enfant prodige della politica. Ad appena 19 anni viene eletto consigliere comunale del Psdi a Casale. Un anno dopo, il salto nel consiglio provinciale di Caserta. A 24 anni diventa assessore provinciale. Con la fondazione di Forza Italia Cosentino approda tra gli azzurri. Il 23 aprile 1995 è eletto consigliere regionale con 16.000 preferenze. Ma in Consiglio rimane solo un anno: dodici mesi dopo viene eletto alla Camera dei deputati nelle liste di Forza Italia, nel collegio Capua-Piedimonte Matese dove sconfigge l’uscente Pasquale La Cerra. Da allora verrà sempre rieletto in Parlamento. Un percorso netto che incontra una sola sconfitta, nel 2005, quando esce sconfitto alle Provinciali di Caserta battuto dal candidato presidente del centrosinistra Sandro De Franciscis. «Ma fui il migliore tra i perdenti», dirà in seguito commentando quella sconfitta. Nel 1997 diventa coordinatore di Forza Italia in provincia di Caserta.

Parte da qui la scalata ai vertici del partito regionale che lo vedrà vicecoordinatore regionale azzurro già nel 1998 per poi ricevere da Berlusconi l’incarico di coordinatore regionale nel giugno 2005. Qui l’ultimo balzo in avanti, col Pdl primo partito in Campania nel 2006: un milione di voti, segno tangibile dell’inizio della fine del bassolinismo.
carminespadafora@libero.it

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