MilanoLa signora fresca di parrucchiere è venuta apposta da Torino. Ma dopo due ore e passa di attesa deve arrendersi: le transenne sono insuperabili. «È la prima volta che non mi fanno entrare». Poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali, persino guardie giurate. Sembra di essere ad una parata delle forze armate, le misure di sicurezza sono spasmodiche. Sotto il tendone che è il cuore della festa entrano solo vip e giornalisti accreditati. Tutta la zona del parco Sempione è militarizzata. Per ore si rincorrono addirittura voci sinistre: il Cavaliere non verrà. Troppo pericoloso. Ci sono informative precise che parlano di settori antagonisti sul piede di guerra, di contestatori pronti a infiltrarsi e a provocare; cè il clima pesante di queste settimane, quel crescendo di episodi che hanno scosso il Paese: dal fumogeno contro il leader della Cisl Raffaele Bonanni allattentato, per fortuna fallito, contro il direttore di Libero Maurizio Belpietro. E poi cè quel precedente che nessuno ha dimenticato. Lultimo bagno di folla a Milano, il 13 dicembre scorso in piazza Duomo, si concluse col ferimento del premier. Tante ragioni per spingere sul freno della prudenza. Meglio un collegamento al telefono che unimmersione nella folla: il presidente del Consiglio si esporrebbe a nuovi rischi. Poi finalmente arriva il via libera. Lo Stato cè e garantisce che tutto andrà nel migliore dei modi. Il Cavaliere può arrivare, seguito nel cielo da un angelo custode sotto forma di elicottero.
Ma cè anche il popolo di Silvio: migliaia di persone sparpagliate nel parco, spaparanzate sui prati, in cammino con bandiere e striscioni, intente a divorare piadine in stile festa dellUnità sulle panche del ristorante.
Sono passati quasi nove mesi dallattentato. Oggi il premier torna a contatto con la folla ma il contatto fisico, quello è impossibile. Siamo a poche centinaia di metri dal luogo in cui Massimo Tartaglia scagliò un Duomo di marmo contro il premier e gli apparati di sicurezza non vogliono correre il minimo rischio. Ma il cordone di sicurezza aggiunge solo una nota di colore: Berlusconi era stato colpito in una gelida giornata invernale; oggi lestate regala una coda e i fan del Cavaliere la sfruttano a migliaia per festeggiare il ritorno sulla piazza milanese del capo del governo: arrivano a piedi, in bicicletta, in metropolitana, in auto. Scattano foto come i giapponesi che quotidianamente perlustrano la zona del Castello, magari orecchiano i risultati delle partite chiedendo conferma agli innumerevoli agenti che stazionano sullerba, con radiolina incorporata. Molti tentano in tutti i modi di superare lo sbarramento e di portarsi sotto il palco, ma non cè niente da fare. Una signora, cui il tribunale ha portato via i figli e che ha già raccontato la sua storia in tv, vorrebbe a tutti i costi consegnare il suo dramma al Cavaliere, ma tutti i tentativi sinfrangono sulle transenne.
Lattesa è lunga, più lunga del previsto; sotto il tendone i Verdini, i La Russa, i Bondi dibattono aspettando lora x. Che scatta con una buona mezzora di ritardo. Il Cavaliere arriva in auto intorno alle 16.30 e con lui arriva lelicottero che lha scortato lungo il tragitto da Arcore a Milano. «Ma da dove è entrato?», si chiedono gli ammiratori che speravano almeno di sfiorarlo. La delusione dura un istante: il tempo di cominciare il discorso e il popolo del Cavaliere inizia a spellarsi le mani. Urla, battimani, risate, qualche standing ovation. Si accalorano tutti quando Berlusconi racconta di aver capito lurgenza della riforma delluniversità dopo aver saputo che Di Pietro si è regolarmente laureato. E ancora lapplausometro sale quando il premier dice che vogliono mandarlo a casa e si trova in imbarazzo avendo a disposizione un set di circa venti case.
Nessuna contestazione, nemmeno un fischio, tutto fila per il meglio. E il ricordo del 13 dicembre, della faccia insanguinata, può essere archiviato.
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