«Niente complotti, le coop rispettino il mercato»

Il presidente di Confindustria: «Facciano il loro mestiere senza violare la concorrenza»

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Le cooperative, per essere tali devono fare il mestiere per cui sono costituite: chi fa supermercati cresca nei supermercati, chi opera in agricoltura in agricoltura, il credito cooperativo nel credito cooperativo». Ancora una volta il presidente della Confindustria e della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, ha indirizzato i suoi strali contro uno dei protagonisti delle Opa bancarie estive.
Ieri è toccato al movimento cooperativo, in particolare quello più vicino ai Ds, beccarsi la rampogna montezemoliana. In particolare, il numero uno di Viale dell’Astronomia e del Lingotto ha tuonato contro l’intreccio tra affari e politica sottolineando che con un’eccessiva finanziarizzazione delle Coop «si perdono quei punti chiave della mutualità e del solidarismo che giustificano il vantaggio fiscale di cui godono le cooperative e si parla di cose diverse, alterando le regole della competizione».
Sin dal suo insediamento alla presidenza della Confindustria, ha ricordato Montezemolo, è stato messo in evidenza il ruolo delle associazioni mutualistiche e la loro importanza per la crescita dell’economia, ma allo stesso modo «è importante tenere conto del ruolo per cui sono state costituite e per il quale c’è un articolo della Costituzione: la mutualità e la socialità che ne giustificano il regime fiscale di vantaggio». Il rischio legato a operazioni come Unipol-Bnl, ha ricordato, è «che se non si tenesse conto di queste condizioni diverse delle cooperative, si altererebbe la concorrenza rispetto a chi ha un regime fiscale diverso a cominciare dalle piccole imprese». Montezemolo ha concluso la pars destruens delle sue considerazioni precisando: «Non vorrei che qualcuno usasse una pratica diffusa sin dai tempi di Giulio Cesare: quella di vedere finti complotti o inventarsi nemici per togliere l’attenzione dai problemi veri e tenere insieme la propria parte». Poi ha iniziato la pars construens alludendo alla moralità come principio base di coloro che si candidano a guidare il Paese. «Mai come oggi sentiamo il bisogno di persone perbene, capaci di rispondere di che cosa fanno e di come lo fanno», ha detto rifacendosi al richiamo del presidente della Repubblica, Ciampi, affinché «tutte le forze migliori di questo Paese condividano un progetto di crescita e di modernizzazione».
Insomma, per superare gli imbarazzi creati dai «furbetti del quartierino» e dagli assalti italiani ad Antonveneta e a Bnl tradottisi in un «deterioramento delle istituzioni», occorre formare una «classe dirigente dall’alto profilo etico». Gli homines novi vagheggiati da Montezemolo sono personaggi con un profondo e radicato senso istituzionale. «Chi non rispetta le istituzioni - ha ribadito il presidente di Confindustria ieri a Torino per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università - è come chi sta seduto sul ramo di un albero e contemporaneamente lo sega».


E per formare le nuove leve della classe manageriale al rispetto delle regole, ha concluso Luca Cordero di Montezemolo mutuando questa volta un termine tecnico della Formula 1 (dove è stato vincente come presidente di Ferrari, ndr) «è necessario fare un pit-stop eccezionale per rettificare la macchina Italia, perché possa competere sul mercato mondiale, una sorta di Costituente. Basta con i veleni, gli steccati, abbiamo necessità di regole e di rispetto delle regole».

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