da Milano
Chi somministra la pillola Ru 486 non può lasciare che le pazienti tornino subito a casa, trasformando così lintervento in un aborto a domicilio. Con queste parole il sottosegretario alla Salute, Antonio Gallione, risponde a due interrogazioni parlamentari e sgombra il campo a ogni dubbio sulla corretta somministrazione della pillola Ru486.
Niente day ospital, dunque, tantomeno dimissioni subito dopo la somministrazione della pillola, ma controlli rigorosi in ambiente ospedaliero. In sostanza, il governo si allinea alle direttive del Consiglio Superiore di Sanità, secondo il quale laborto farmacologico comporta un livello di rischio equivalente a quello chirurgico solo se praticato nelle strutture pubbliche, dove la donna dovrebbe rimanere «fino a completamento dellaborto e delle cure del caso».
Ora la parola passa ai medici che di fatto aggirano i protocolli sanitari con disinvoltura. Prendiamo la Toscana, regione in cui laborto farmacologico viene adottato in diversi centri ospedalieri. A Empoli, Siena e Pontedera dopo la somministrazione di mifepristone quasi tutte le donne chiedono le dimissioni dallospedale, salvo tornarvi due giorni dopo, per verificare o completare laborto. Dimissioni volontarie, dietro cui il medico può difendersi in caso di complicazioni. Infatti, formalmente, le linee guida del Consiglio regionale toscano parlano di ricovero di tre giorni che per lo più non viene rispettato. Ma perché? Una donna che deve abortire preferisce ovviamente lintimità di casa piuttosto che un freddo letto di ospedale. Sta però ai medici della struttura convincere la paziente a rimanere per evitare spiacevoli complicazioni o emorragie pericolose.
Già perché i rischi ci sono, eccome. Antonio Gallione, medico anche lui, avverte: «Statisticamente i rischi dellaborto farmacologico sono pari a quello dellaborto chirurgico, quindi la cura va somministrata sotto uno stretto controllo medico».
E gli ospedali che invocano il day hospital? «Assolutamente no, fino a questo momento non si può e non si deve fare. La pillola Ru 486 è in fase sperimentale- spiega Gallione e va somministrata esclusivamente in ospedale dove il medico deve esporre chiaramente al paziente i rischi». Ma le donne continuano a firmare e a uscire dalle cliniche, come mai? «Le dimissioni purtroppo esistono per ogni patologia spiega il sottosegretario - Alcuni pazzi firmano per andarsene a casa anche dopo un intervento di angioplastica, ma questo non significa che facciano la cosa giusta». Dunque, non cè spazio per le divagazioni di alcune aziende ospedaliere che invocano il day hospital «come avviene allestero», forse solo per bilanciare i conti in rosso.
Di fatto, però, la Ru486 non può aggirare la legge. «Tutto il ciclo devessere espletato in ospedale sottolinea Gallione - fino a quando la pillola non sarà commercializzata il Italia.. E per ora nessuna industria si è fatta avanti».
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