La stretta di mano è sostituita da un sorriso o da un inchino, lostia si consegna in mano e non più in bocca, le acquasantiere rischiano di rimanere a secco un po dappertutto. Lemergenza influenzale entra nelle chiese e cambia anche la Santa messa. È vero che la Conferenza episcopale italiana e la Santa sede non hanno ancora offerto indicazioni ufficiali, ma aumentano parroci e vescovi che vogliono arginare la diffusione del virus H1N1. E così nuove consuetudini fanno capolino in molte parrocchie o cattedrali. A cominciare dal Duomo di Milano. Larciprete Luigi Manganini ha eliminato lacqua benedetta nelle acquasantiere, ha sospeso (ma solo temporaneamente) le confessioni frontali attraverso la grata e ha cambiato il modo di consegnare le ostie ai fedeli: non più appoggiate sulla lingua ma offerte in mano. Neppure il segno della pace è stato risparmiato: la stretta di mano tra i fedeli è stata trasformata in un inchino. Oppure in un sorriso.
Esagerazioni o accortezze fondate da un punto di vista scientifico? Il virologo Fabrizio Pregliasco stila una sorta di classifica dei pericoli: lacqua santa trasmette il virus ma solo in via del tutto teorica, la stretta di mano è più rischiosa ma solo se cè gente infetta, lostia in bocca è decisamente inopportuna. E allora la liturgia va cambiata davvero? «Non si devono fare troppi allarmismi - prosegue il virologo - le chiese sono luoghi molto ben arieggiati, con volte ampie e non superaffollate come le classi in cui stazionano per intere giornate gli studenti. Più che la stretta di mano, è più temibile il vicino di banco che tossisce senza mettersi la mano davanti alla bocca».
Insomma, bene le precauzioni, ma che non trascendano in psicosi collettive. A cominciare dai fedeli che invocano nuovi comportamenti da parte dei sacerdoti. Don Prospero Bonzani, parroco della chiesa di Nostra Signora della Provvidenza, a Genova, ammette che «la messa del sabato sera, frequentata soprattutto da persone anziane, è cambiata». Cè chi la diserta e preferisce starsene a casa, cè chi invece chiede la consegna dellostia in mano, cè chi evita il segno della pace. «Prima dellinfluenza A, tutti si stringevano la mano. Ora molti preferiscono farsi un cenno senza sfiorarsi un dito».
Bonzani rileva dunque uneccessiva cautela da parte dei fedeli. Ma in altre realtà, gli stessi sacerdoti condizionano la scelta dei parrocchiani. Come accade a Loreto, nel santuario mariano meta quotidiana di centinaia di pellegrini. Il rettore della Basilica della Santa Casa ha sospeso la stretta di mano, ha invitato i celebranti a consegnare lostia non in bocca e ha annunciato che presto nelle acquasantiere non ci sarà più acqua. In Brianza, invece allacqua santa non si rinuncia e in una parrocchia è stato sistemata una acquasantiera a dispenser. Si tratta di un accessorio a forma di anfora in terracotta, attaccato al muro, dotato di un sensore. Attivandolo scendono alcune gocce. Insomma, il segnale lanciato dallarciprete del Duomo di Milano sembra aver fatto scuola. E tutti si adeguano allo stile anti contagio. Ad Ancona, per esempio, larcivescovo mons. Edoardo Menichelli, ha spiegato che «il sorriso al posto del segno della pace è un modo per collaborare affinché la diffusione del virus non aumenti». E anche a Savona cè stata la stessa esortazione. Nella chiesa di via Guidobono, don Lello Paltrinieri ha invitato i fedeli a «scambiarsi un sorriso di pace». E il vescovo di Gorizia, Dino De Antoni, annuncia: «Non vogliamo fare allarmismi.
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