Milano - Mourinho aveva anticipato che all’Inter sarebbero bastati sette punti nelle tre partite casalinghe di Champions per andare avanti in Europa. Aveva anche anticipato che quella col Werder sarebbe stata quella più difficile. Per ora ha indovinato tutto, ma è difficile che sia felice di questa sua previsione, ieri sera l’Inter ha fatto un passo indietro, non gigantesco, ma nitido, sottolineato anche da qualche fischio del pubblico. E poi ancora Quaresma nel finale sembra quasi una provocazione, anche se lui ce la mette sempre tutta per farsi apprezzare.
Non è un'Inter atomica, è solo sui suoi standard, si fosse ritrovata in campo anche un Ibrahimovic all'altezza avrebbe ridotto il secondo turno di Champions a qualcosa di poco. Invece dopo il gol di Maicon non ha saputo chiudere la partita, ha avuto tante occasioni per farlo eppure Wiese non ha dovuto compiere prodezze, perché davanti aveva una squadra a tratti bellissima, ma leziosa e inefficace. Bastava essere già seduti quando Balotelli, Ibrahimovic e Adriano si sono passati il pallone con tutti scambi di prima intenzione. La lancetta dei minuti non aveva fatto neppure mezzo giro, Adriano in area, stop di petto imperioso, sforbiciata vecchi tempi, palla centrale, fortissima e sopra la traversa di un niente. Tipo derby per intenderci.
Questa è stata l'Inter di ieri sera, a tratti incontenibile fino al tiro in porta, come fare un bel compito e non consegnarlo mai. La traiettoria della palla sul diagonale di Adriano che arriva perfetto sui piedi di Ibra dall'altra parte del campo è un saggio. Anche il destro al volo dello svedese, ma poi è bastato un piede di Pasanen per ridurre tutto a un misero calcio d'angolo senza storia. Altre cose belle se ne sono viste ma tutte mutilate. Le occasioni più nitide sui piedi di Stankovic e poi di Balotelli su assist di Adriano. Ibra sempre un po' ai margini, eppure questa volta Mourinho aveva fatto tutto per benino schierandogli al fianco una punta di peso e non grassa, e un ragazzo talmente gonfio di talento da poter coprire qualsiasi compito. Ma Ibra ha iniziato una sua personalissima battaglia con il pallone e con l'arbitro. Quest'ultimo dopo un po' ha desistito, col pallone invece Ibra ci ha bisticciato tutta la sera e quando circa alla mezz'ora del primo tempo si è intestardito nel dribbling senza servire Adriano in felicissima posizione, si è capito che se non avesse segnato, lo svedese avrebbe continuato con questa menata per tutta la sera.
Il Werder non poteva assolutamente perdere, ma intanto non faceva niente per vincere. Diego anima e fiato, il resto un gruppo sufficientemente anonimo. Poi all'improvviso il legnoso Prodl si è imbarcato in una missione sulla sinistra della difesa dell'Inter, ha sputacchiato qualcosa in mezzo e l'Inter è andata in bambola: Cordoba e Pizarro un po' si strattonano e un po' si dimenticano del pallone che carambola fra loro due e finisce sul palo di sinistra di Julio Cesar. Più che un segnale, una sirena.
Ma altro da parte di questi onesti tedeschi non si era visto, e questo avrebbe dovuto insospettire. Dopo sei minuti della ripresa ecco il traversone da destra e Maicon in pieno relax, irrompe Pizarro e da pochi passi fa l'1-1.
Non è certo che possa bastare al Werder, all'Inter proprio no. Palla regolarmente nella metà campo tedesca, fuori anche Stankovic per Quaresma, Adriano stremato e applauditissimo per Cruz, l'Inter si gioca tutto, il Werder cerca di congelare l'azione, di tenere palla, di far trascorre i minuti, ma non è facile, quando la palla è dell'Inter le azioni sono frenetiche.
Peccato che Ibra continui a bisticciare e peccato che Maicon non riesca proprio nel finale a farsi perdonare. Non cambia nulla, resta sempre molto difficile che riesca a non qualificarsi in questo girone, però i punti persi restano punti persi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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