«Non molliamo la Regione Ora ringhieremo più forte»

RomaMinistro Roberto Calderoli, non mi dica che adesso non cambia nulla nel governo.
«Certo che cambia, ma non nel senso in cui pensano tutti: il governo ne esce rafforzato e la maggioranza che lo regge è più forte di un anno fa».
C’è chi giura: l’azione dell’esecutivo sarà egemonizzata dal Carroccio. Vero?
«Assolutamente no, il rapporto con Berlusconi è di assoluta stima, amicizia e fedeltà reciproca».
Ma voi avete stravinto e il Pdl frena: nessun effetto nei rapporti di forza interni alla coalizione?
«Non chiederemo nulla in più rispetto a quanto scritto nel nostro programma, sottoscritto da tutti».
Insomma, il patto Pdl-Lega rimane di ferro?
«Sì, con la differenza che sarà più forte il nostro “ringhio”: quello del cane da guardia cui sta a cuore l’impegno assunto con gli elettori».
La Lega ha sfondato. Perché?
«Ha pagato la costanza, la coerenza ma soprattutto i risultati portati a casa dai nostri quattro rappresentanti a Palazzo Chigi».
A che cosa pensa?
«Alla politica di rigore sull’immigrazione, alle norme sugli stupratori, alla raffica di arresti di boss della criminalità organizzata, alla difesa del succo d’arancia doc».
E poi c’è il suo ministero.
«Certo: è stato premiato il taglio delle leggi, l’opera di semplificazione che ha portato a un risparmio di miliardi di euro ma soprattutto il federalismo».
Farina del suo sacco.
«Quella legge l’ho scritta praticamente io».
Ma com’è che i risultati del governo non hanno premiato anche il Pdl?
«Perché è fondamentale un rapporto di continuità con la gente, con la militanza».
E voi nelle lotte sul territorio siete più bravi?
«L’ha ammesso persino Roberto Formigoni dicendo “Dobbiamo fare come i leghisti”. Non basta fare campagna elettorale l’ultimo mese».
Il Pdl ha perso qualcosa: ha nuociuto Noemi?
«Un po’ sì. Ma sa, la goccia scava anche il sasso. Berlusconi ha subito un attacco incredibile, costante e violento da avversari politici e stampa nemica».
Alto tasso di astensionismo: a chi ha fatto più male?
«Difficile dire. Ha fatto male a tutti ma senza dubbio ha pesato la situazione in Sicilia e l’astensionismo in Sardegna».
La fusione Fi e An può aver influito?
«Le fusioni non sono mai indolori: la classe dirigente si dimezza, i motivi di malcontento crescono e prova ne è qualche posizione non perfettamente in linea con il partito».
La leadership di Berlusconi è indebolita?
«Per nulla. Ancora una volta mi sembra chiaro che se non c’è in pista lui i voti non arrivano».
I vostri voti in più da dove provengono?
«Un po’ di travaso dal Pdl a noi c’è stato. Ma abbiamo strappato consensi anche tra gli storici elettori di sinistra: siamo cresciuti esponenzialmente anche nelle Regioni rosse come Emilia e Toscana».
Perché?
«Perché la sinistra non è più capace di dare risposte ai problemi dei cittadini».
Nel Pd non sembrano disperati però. Come se lo spiega?
«Contenti loro: erano e sono allo sbando».
Prossimo candidato alla presidenza della Regione Veneto: ci avete messo una pietra sopra?
«Assolutamente no, ne discuteremo con serenità».
Ma senza sorpasso sarà difficile.
«C’è il numero dei voti ma anche il peso dei voti».


Altro nodo interno alla coalizione: il referendum alle porte.
«Se i due più grandi partiti hanno perso vuol dire che il referendum è già stato bocciato».
Astensione anche dove ci saranno ballottaggi rischiosi?
«Decideremo caso per caso nei prossimi giorni».

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