Treviso - «No te me capise?». Domanda sparata con gli occhi fuori dalla testa in stretto dialetto trevigiano e con intenzioni assai poco amichevoli dal "indigeno" Roberto Zuliani, 45 anni, una sfilza di precedenti lunga così. Dall’altra parte uno sfortunato operaio senegalese 49enne che, a dispetto del colore della pelle, risulta essere molto più integrato dello spiritato attaccabrighe del posto. Siamo alla stazione dei pullman di Vittorio Veneto (Treviso) e il senegalese, che non vuole rogne, cerca di dribblare l’esagitato. «No te me capise?», insiste però Zuliani al termine di una sequela di affermazioni poco urbane. Non ricevendo risposta, e deducendo quindi l’ignoranza del dialetto da parte dell’operaio di colore, questo «lord» di Pieve di Soligo ha finito col rompergli una gamba a furia di calci e pugni.
«No te me capise?», per i molti italiani che non si destreggiano con facilità nei meandri dell’idioma della Marca, sta per «Non mi capisci?». Di sicuro il senegalese lo capiva benissimo perché, come potrebbe testimoniare il trevigiano doc Giancarlo Gentilini, qui gli extracomunitari regolari sono talmente integrati che parlano meglio il dialetto che l’italiano. L’operaio, però, intuendo che chi aveva di fronte era meno trevigiano di lui, almeno dal punto di vista della correttezza pretesa da Gentilini, ha cercato di evitare lo scontro. Non si aspettava, evidentemente, una reazione tanto sconsiderata quanto criminale da parte di un tipo senza fissa dimora, anche se ufficialmente residente a Pieve di Soligo.
Ricapitolando, un pievigino senza fissa dimora aggredisce, prima verbalmente e poi fisicamente, un senegalese regolare. Sembra un mondo che va alla rovescia quello visto venerdì sera alla stazione delle corriere di Vittorio Veneto. Fortuna che un passante, dopo aver assistito incredula alla violenta aggressione, abbia avuto il senso civico di chiamare i carabinieri. Che, quando sono arrivati, hanno trovato l’immigrato accasciato su una panchina. Non c’è voluto molto, sulla base della descrizione fornita dalla vittima, a rintracciare poco distante l’autore del pestaggio. «Non capiva il dialetto e così gli ho dato una lezione», sarebbe stata la folle “giustificazione” fornita ai carabinieri da Zuliani, celibe, disoccupato e picchiatore recidivo, a giudicare dai precedenti.
Per lui sono scattate le manette con l’accusa di lezioni aggravate nei confronti dell’operaio, che è sposato e vive a Vittorio Veneto. Portato al pronto soccorso, al senegalese è stata diagnosticata una frattura a una gamba e diverse altre contusioni. Se la caverà, si fa per dire, in un mesetto abbondante. Parlare di aggressione razzista, però, suona quasi banale.
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