Lomosessualità, non contentandosi di consumare sotto le lenzuola più o meno legittimamente, scelte e inclinazioni intese a godere, a modo suo, il piacere dei sensi battezzandolo magari come amore, preferisce oggi scendere nelle piazze e per le strade a manifestare il proprio orgoglio. Cè da domandarsi però se tali sfilate da Carnevale di Rio dei poveri, nelle quali non mancano manifestazioni scomposte e provocatorie, giovino a illustrare lo sbandierato vanto e aiutino le richieste che con esso si accompagnano per ottenere privilegi del matrimonio cosiddetto naturale senza il matrimonio.
Autorevoli opinionisti e politici sostengono che queste giornate di orgoglio servono a combattere ogni discriminazione; ma a vedere in televisione lo spettacolo che esse offrono non si riesce con tutta la buona volontà ad eliminare la distinzione. Scomparso sembra intanto il primato degli omosessuali che con riservato comportamento si facciano rispettare e persino ammirare e stimare per la loro intelligenza estetica, per il buongusto e la sensibilità dellanimo e persino per la loro sublime genialità.
Solo Alessandro Cecchi Paone, che per la sua professione di volgarizzatore è candidato alla superficialità, può considerare gli outing (spesso non richiesti) segni di modernità - parola fatta di vento e che non significa niente - e tacciare di volgarità e di oscurantismo i suoi compagni di destra che non simpatizzano con lui. Di questo avviso sembrano essere alcuni politici «intellettuali», come per esempio lo statista ambientalista Pecoraro Scanio che non solo aderisce, ma anche partecipa. Prodi invece tentennando la testa come dabitudine è finito col dispiacere ai gay e a li nemici loro.
Resta a siffatte carnevalate che, per usare il loro linguaggio, hanno un po rotto le balle, la richiesta di diritti individuali.
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