Pare stia succedendo tutto in Veneto. Il bene e il male combattono duramente anche in questa parentesi natalizia, senza chiusure festive, nelleterna contesa per decidere chi alla fine debba vincere davvero. Il male si porta a casa la terrificante vittoria del sequestro Tassitani, questa giovane signora che non avrà più feste solo perché un demonio fetente, cioè un demente, sera messo in testa di farne soldi. Ma negli stessi luoghi, sulle stesse pagine di cronaca, cè posto anche per una minuscola rivincita del bene, certo non così memorabile ed eclatante, tuttavia sufficiente almeno a consolare e a intenerire.
Da Treviso a Venezia, la traccia è sempre la stessa: mentre a Roma fanno e disfano in una nube tossica di bizantinismi i provvedimenti per la sicurezza, la gente si ritrova continuamente in casa la paura e linsicurezza. In questo caso la sgradita visita tocca a unanziana signora che vive sola. Siamo a Mira, la donna ha 73 anni. Il Gazzettino, per proteggerla, le assegna un nome di fantasia: Carolina.
Certo Carolina sa bene che cosa significhi stare sola in casa, quando scende la sera. Non a caso sè fatta montare le inferriate alle finestre e una robusta sbarra sulla porta dingresso. Serve un Caterpillar, per entrare nel suo bunker domestico. Ne è convinta. Eppure, poche sere fa, scopre che basta molto meno: basta la spallata lieve della propria ingenuità. È proprio lei, quando crede di riconoscere da fuori una voce amica, che toglie la sbarra e apre il portone, facendo entrare gli ospiti più indesiderati: due loschissimi tangheri coperti da passamontagna.
Uno è alto e dinoccolato, laltro e basso e tarchiato. Chi ha figli piccoli e frequenta inevitabilmente una certa filmografia può subito immaginare gli spietati e sgangherati Harry e Marv di «Mamma ho perso laereo»: sono due tipacci che proprio sotto Natale, in una stupenda ambientazione di luci e decorazioni allamericana, portano il loro feroce attacco al piccolo Kevin, rimasto in casa da solo.
Più o meno, la storia è la stessa. I due di Mira, però, parlano veneto stretto. «Tira fora i schei», ordina truce il tracagnotto, che come nel film di Natale è capo e ideologo della coppia criminale. Per nonna Carolina è uno choc. Con letà che ha, non può certo pensare di mettere in piedi la crudele controffensiva del piccolo Kevin, a base di chiodi negli zebedei, fiamme ossidriche sui capelli e mattonate in fronte. Lei purtroppo è cardiopatica, e sente che il cuore comincia subito a impazzire. La sua voce si fa implorante: «Solo un momento, vi prego: mi sento morire, lasciatemi prendere la medicina».
I due farabutti si guardano dal passamontagna. Il pennellone aspetta lumi dal tarchiato. Questi sembra avere un cedimento. Ci pensa un attimo, esita quel tanto. Poi ordina a mezza voce una mezza resa: «Lasciala fare: so cosa vuol dire, anche mia madre soffre di cuore».
Nonna Carolina corre al lavandino, si versa un bicchiere dacqua e butta già le pillole. Poi, un po' più calma, si rivolge di nuovo al botolo, con tono quasi amichevole: «Tieni, prova a dare questa medicina anche a tua madre. Una alla mattina e una alla sera. Vedrai che starà bene».
La sorpresa di un gesto inatteso. Il rispetto delle tribolazioni materne. Un richiamo ancestrale al bimbo che da qualche parte ancora alberga nel ladro incallito. Forse un po di tutto questo. Ma leffetto è da fiaba di Natale, decisamente più lacrimevole di «Mamma ho perso laereo»: mentre nel film i due ladri finiscono in galera lividi e sbrindellati, nel mondo reale di Mira alzano le mani e si arrendono allumanità.
«Dài, andemo. Siora, la me scusa tanto»: è lo stesso capoccione, colpito al cuore, che lancia l'ordine della ritirata. La strana coppia saluta docilmente e in un attimo è già svanita nella nebbia serale della campagna.
Nonna Carolina tira un sospiro, come da pericolo scampato, o sventato, e rimonta la sua sbarra, giurandosi di non aprire più nemmeno in caso senta alla porta un coro di voci angeliche.
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