Norah Jones e Jack White il supergruppo "Rome" che esalterà Morricone

Nel cd (esce a marzo), Daniele Luppi e il produttore Danger Mouse omaggiano il Maestro con i musicisti che suonarono per lui

Norah Jones e Jack White il supergruppo "Rome" che esalterà Morricone

Allora fanno a gara a chi lavora di più, inarrestabili accidenti: Danger Mouse, produttore onnivoro e mente degli Gnarls Barkley, e Jack White, chitarrista tuttologo reduce dalla rottura per sfinimento dei White Stripes, non li ferma nessuno. Adesso hanno messo in piedi un progetto che il 99 per cento degli altri musicisti del mondo se lo sogna di notte: un cd intitolato Rome che è un omaggio alle colonne sonore di Ennio Morricone. Uscirà a marzo, da settimane se ne parla e se volete qualche anticipo, giusto pochi secondi di musica, potreste digitare soundcloud.com/somekindofawesome/samples-of-danger-mouse-daniele-luppis-upcoming-project-rome. In una parola: bellissimo. Badate bene: non è un omaggio qualsiasi, di quelli tali e quali, quella canzone lì e quell’altra là prese di peso dal repertorio del più grande compositore vivente di musica da grande schermo. Ma saranno proprio quindici canzoni germogliate ascoltando quello che Morricone ha seminato in oltre cento film, da Giù la testa a C’era una volta in America, guardacaso entrambi di Sergio Leone. Naturalmente, per un progetto del genere ci vuole tutto giusto al posto giusto. Intanto il tempo: ci sono voluti quasi cinque anni di lavoro. Poi gli studi di registrazione: in questo caso i Forum di piazza Euclide a Roma, quelli, toh!, fondati da Morricone. Infine i musicisti e qui ce n’è da dire. A coordinarli è stato soprattutto Daniele Luppi, compositore italianissimo che però vive da dieci anni a Los Angeles, così eclettico da coprodurre il mostruoso St. Elsewhere degli Gnarls Barkley e registrare non solo musica da film ma pure il cd di canzoni nostrane Mondo cane dello scalmanato Mike Patton, uno che faceva rock duro nei Faith no more (erano supporter dei Guns N’Roses a Torino nel 1993) e due anni fa ha persino doppiato gli zombie del videogioco Left 4 Dead 2. Insomma Luppi ha tante idee e sono addirittura chiare. Per Rome, dopo opportune chiacchiere con Danger Mouse, ha utilizzato solo apparecchiature vintage e convocato molti musicisti che collaborarono con Morricone negli anni Sessanta. Così oltre ai Cantori Moderni dello stratosferico Alessandro Alessandroni, il compositore e direttore d’orchestra che Fellini soprannominò Fischio proprio perché è suo (anche) il famosissimo fischio di Per un pugno di dollari, ha invitato nientemeno che Edda Dell’Orso, classe 1935, eterea eppure passionale, una delle grandi voci della nostra musica che non solo ha cantato in decine di film (ci pensate, è sua pure quella di C’era una volta in America) ma ha collaborato pure con De André e De Gregori. Qui è in Theme of Rome. Basta? No. Il perfezionismo è tale che per ritrovare i suoni giusti è stato persino affittato il vecchio basso elettrico di Fabio Pignatelli dei Goblin. In risultato però, a quanto sembra, è una roba sciccosissima, mica una parodia dei suoni spaghetti western. Come ha scritto qualcuno, Rome (che uscirà all’inizio di marzo) ha l’eleganza delle colonne sonore di Henry Mancini, che tra l’altro è un altro dei cocchi di Danger Mouse. Insomma questo è uno di quei gioiellini che vanno ben oltre i singoli nomi per diventare un campione di quella classe compositiva sempre più rara o perlomeno sempre meno commercializzata (per dirla tutta: o sei un musicista famoso o per progetti del genere non ti finanzia nessuno). Dunque, Jack White canta in tre brani, The rose with the broken neck, Two against one e The world. Parlando di lui con il Guardian, Danger Mouse ha detto che «non pensavo neanche di utilizzarlo perché dopotutto è un personaggio così famoso. E nei brani qualche volta non sembra neanche lui. Uno si chiede: è Jack oppure no?». Ma nel disco c’è pure Norah Jones, che Danger Mouse (ah già, il vero nome è Brian Burton) ha voluto perché «è molto delicata»: anche lei fa per tre, in Season’s trees, Black e Problem queen. Alla fine è un disco con «un suono emozionale» come ha detto Jack White a Q centrando esattamente la parola giusta: emozione. Qui non c’è solo rock, né solo ambient o solo jazz o dub o pop. C’è musica. Quando nasce dalla geometrica combinazione, può essere suonata benissimo e persino ispirata. Ma non regala emozione.

Qui, anche solo a giudicare da quelli che si chiamano snippets e sono brevi frammenti di canzoni, ce n’è da spargere in giro tanto è esuberante, dolce e viva. Di più, non si può (e piacerà pure a Morricone, figurarsi se no).

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