da New York
Si è spostata dal cuore pulsante della Grande Mela, quella dei grattacieli e delle torri di cemento, e ha scelto il quartiere di Chelsea, case basse, atmosfera da piccola città europea. Alberta Ferretti, tutto sommato, anche se ha deciso di dare una svolta alla sua collezione Philosophy (guai a chiamarla una seconda linea) portandola, come la piccola di casa, a vedere New York, lha tenuta protetta tra le mura di una grande galleria darte circondandola di quellaffetto che le riservano le ragazze «bene» di tutto il mondo vestite con quellinconfondibile allure italiana.
«È il debutto di Philosophy nella città giusta», ha detto la stilista. Lasciando intendere che Milano ha forse perso il glamour e la settimana del fashion americano, in pieno svolgimento, è ormai da preferire. «No, assolutamente. Milano e Parigi restano le capitali indiscusse del prêt-à-porter di lusso ma qui cè un mercato importante»: dove Philosophy realizza il 20 per cento di fatturato. E non è da sottovalutare la quantità di star che vogliono solo abiti di Alberta: da Jennifer Lopez a Kirsten Dunst, da Jessica Alba a Demi Moore fino a Reese Witherspoon, alla quale ha portato bene, visto che indossava Philosophy quando era nessuno e lanno scorso vinse un Oscar. Scelta quasi inevitabile, insomma. E difatti i nomi più importanti del social life planetario non hanno deluso le aspettative e nonostante un freddo da tagliare la faccia (anche a meno 23) giovani come lattrice Paz de la Huerta, Kimberly Stewart figlia di Rod, Bee Shaffer figlia di Anne Wintour, la fashion stylist delle dive Rachel Zoe, Marina Abramovich, Martina Mondadori e Matilde Borromeo si sono date appuntamento alla Dia, tremila metri quadri di galleria, una delle più importanti di New York.
La novità è la «sfilata non sfilata», un evento nel quale si mescolano indossatrici, pubblico, invitati vip e addetti ai lavori. «La collezione va vista da vicino, la sfilata tradizionale va bene per le collezioni di prima linea». Si tocca con mano questa moda per giovani senza età. Certo non è una teenager quella che indossa questi abiti borghesi dallarea rétro, che prendono spunti dagli anni Cinquanta. Su tacchi altissimi di scarpe chic con dettagli sport si muovono le modelle vestite di grigio virato in più tessuti, sete stampate a grafismi, tweed laccati. Lunghezze dal corto corto al ginocchio, la vita va in alto per gonne e pantaloni. «Non più bambole sexy ma donne sensuali. Quella sensualità che permette a donne non giovanissime di conquistare uomini giovani». Non cè dubbio: belle, accattivanti, frizzanti. Lontane dallimmagine del size zero che anche a New York viene discussa come un grave problema. Ci ha pensato Diane von Furstenberg, dando lesempio con la sua bella collezione che vede una donna più in carne con vestiti voluminosi.
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