Il nostro Paese potrà ripartire solo con una nuova Costituzione

Per un’evidente differenza generazionale che ormai si avverte, molti lettori e lettrici s’interrogano sul perché dell’intoccabilità dell’attuale Costituzione e come mai nelle nostre aule parlamentari deambulino persone che non provano imbarazzo a definirsi comunisti. A domande difficili, risposte semplici.
È un’anomalia tutta italiana. 25 aprile 1945: la sinistra si è impadronita della data di una sconfitta trasformandola nella sua vittoria, inesistente, ma imposta con una vulgata che paga ancora dopo sessant’anni.


La cattocomunista Costituzione, tale poiché controfirmata il 27 dicembre 1947 anche da Umberto Terracini, uno dei padri fondatori di quel Pci che nel dopoguerra era una filiale dell’Urss, è stata scritta a canne ancora fumanti e, strada facendo, si è trasformata nelle sacre tavole di una religione laica.
Un diabolico ossimoro che ha cristallizzato la politica in Italia. Ormai quest’ultima potrà ripartire solo dopo che sarà stata creata un’altra data, prodromica a una nuova era.

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