Novara, la ricetta di mister 61 per cento

Gabriele Villa

nostro inviato a Novara

Non si può dire che non l’abbia presa alla lettera. Ma sì, quell’iscrizione in latino, «fugiendo revertor», che sta sul quadrante solare sotto la cupola di vetro, proprio a Palazzo Cabrino, sede del Municipio di Novara. Anzi fin troppo alla lettera. Perché l’avvocato Massimo Giordano ha fatto soltanto finta di allontanarsi dalla poltrona di sindaco, per tornare rapidamente a rioccuparla. Regalando così poco più di un’illusione ottica ai suoi isterici avversari del centro sinistra.
Sorride, Massimo Giordano, come quando, nel 2001, lui, enfant prodige della Lega Nord novarese, superò al primo turno il candidato ulivista Antonio Malerba con un bel 50,8 per cento.
Era l’anno della svolta: la Casa della libertà espugnava la città piemontese e l’avvocato della riscossa così chiosò: «Novara ha scelto il cambiamento, contrariamente alla sinistra che, arrogante come non mai e isolata nei palazzi del potere, ha sempre cercato la rissa e lo scontro, noi, con un bel sorriso padano sulle labbra, abbiamo preferito tornare in piazza per spiegare con serenità il nostro programma ai cittadini».
Solo che nel frattempo, cinque anni dopo, nel voto posticipato di domenica e lunedì scorsi, quel quasi 51% ha tracimato in un ancor più inarrivabile 61%, tanto che il suo avversario di turno, Augusto Ferrari della Margherita, non è riuscito ad andare oltre il 35. Ma la bacchetta magica del rieletto sindaco ha fatto di più, ha illuminato di luce riflessa anche la Lega. Grazie all’effetto Giordano il Carroccio è infatti diventato il primo partito cittadino, con il 20,66 per cento. Se pensate che cinque anni fa era al 4% e che solo due mesi fa, alle politiche, ha racimolato il 7%, si può ben capire la riconoscenza di Umberto Bossi: «Massimo è bravissimo, ma io lo sapevo già». Morale a Novara, che molti considerano una enclave lombarda nel Piemonte rosso, il centrodestra ha vinto in scioltezza il confronto coi prodini e limitrofi anche se Forza Italia, che era al 26% solo due mesi fa, è scivolata al 19,16. Quanto ad An ha confermato il risultato delle politiche (12,47), mentre l’Udc ha racimolato il 5,78.
L’avrà pure un segreto, questo signor sindaco. «La forza del sorriso, ma anche e soprattutto quella delle maniche rimboccate perché la città ha visto come abbiamo lavorato e ci ha ridato fiducia» abbozza nella convulsa giornata di ieri. Perché la nuova Novara, quella rimodellata da Giordano dopo il letargo rosso, è sotto gli occhi di tutti.
Con una mano sul cuore e una sul portafoglio Giordano cominciò il suo lavoro di amministratore dal restauro del patrimonio storico «per riscoprire - citiamo testualmente le sue parole - l’orgoglio di una novaresità calpestata». E così «il Castello Sforzesco ha riaperto i battenti dopo un degrado che per cinquant’anni lo aveva consumato mentre un restyling intelligente ha ridato smalto al Teatro Coccia che ha subito recuperato un cartellone d’eccellenza. E poi l’isola pedonale e poco più in là il Parco, rimesso a nuovo». I soliti noti dicono che è stato premiato perché fa lo sceriffo contro gli immigrati più o meno clandestini. Ma lui non ha mollato, né ha intenzione proprio ora di mollare. Per arginare l’assalto degli immigrati che ha investito il Nord Ovest con un massiccio approdo anche a Novara, l’amministrazione ha disposto la chiusura notturna dei call center. Considerati crocevia di extracomunitari a caccia di traffici illeciti, i locali della telefonia straniera sono diventati osservati speciali dalla giunta comunale. «Che proprio in previsione di un secondo mandato - precisa - si era già mobilitata per la chiusura della moschea di Sant’Agabio, quartiere multietnico retrostante alla stazione ferroviaria».
Non solo e non tutto. L’approdo in massa a Novara di extracomunitari ha convinto Massimo Giordano a collocare telecamere a circuito chiuso nelle zone a rischio mentre due nuclei di polizia municipale sono stati dislocati nelle aree periferiche e l’edilizia pubblica è stata preservata dalla «colonizzazione straniera». Novara è corsa ai ripari avviando i progetti per la costruzione di nuovi immobili. Questa volta le case popolari avranno forma e dimensioni «umane».
Per l’edilizia pubblica sono stati prescelti i modelli abitativi anglosassoni: villette dotate di giardino al posto di casermoni «sovietici». «Non dovremo neppure costruire fuori dai confini cittadini. Ci sono quartieri come Sant’Agabio o Rizzotaglia con ampia disponibilità di spazi. Peraltro a ridosso di una di queste aree è stato progettato il Centro Sportivo che comprende una piscina olimpionica e moderne attrezzature».

Vuoi vedere che la bacchetta magica di Giordano può cambiare il colore del Piemonte rosso? «Non dobbiamo demoralizzarci: quello di Torino è stato un voto amministrativo, Chiamparino ha approfittato dei soldi delle Olimpiadi per sponsorizzare la sua campagna elettorale».

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