IL NOVECENTO PROTAGONISTA

Frutto dell’unione fra teatro e riproducibilità tecnica dell’immagine, il cinema si ricorda talora d’averli per genitori. Così il Festival di Roma ospita varie esposizioni fotografiche che per lo più si riconducono al cinema.
«C’era una volta il ’48» è un titolo che difficilmente può aver dato un sessantenne alla raccolta di immagini dei pochi film italiani di quell’anno: chi infatti direbbe addirittura fiabesco l’anno di nascita? In effetti però quelle immagini - col fascino del bianco e nero - esprimono ciò che ci siamo perduti: eravamo dignitosi indigenti, ora siamo indigenti quanto a pudore, dignità, rispetto. Fantasmi del mare di Francesco De Robertis (dvd Bibax), per esempio, uno dei film di cui sono esposte le foto nell’edificio accanto all'Auditorium, è uno dei punti più alti del talento dell’ideatore del neorealismo, che insegnò il cinema a Roberto Rossellini. Senza retorica, con commozione che viene dai fatti, Fantasmi del mare racconta la drammatica partenza di una corazzata da Pola - città poi persa dall’Italia dove stanno arrivando gli occupanti tedeschi - verso Malta e la resa nel settembre 1943. Il comandante (Nicola Morabito) si trova di fronte l’ammutinamento di parte dell’equipaggio, incluso il figlio, che preferisce l’autoaffondamento... Il film sta per tornare in circolazione su pellicola, ristampato dalla Cineteca nazionale per la rassegna «Invictis victi victuri», promossa a Roma (5-8 novembre) dal ministro della Difesa. È infatti l’opera che meglio ha colto la «morte della patria» non tanto per la sconfitta quanto per le sue modalità. Nella sale italiane uscì nell’ottobre 1948, alla vigilia della contrastata adesione italiana all’Alleanza atlantica. Se Fantasmi del mare appare antico eppur attualissimo nello stile, vecchi appaiono Ladri di biciclette di Vittorio de Sica e La terra trema di Luchino Visconti, logorati dalla stessa cinefilia che li ha mitizzati. Sono due film molto citati e poco visti (specie allora), due operazioni Gomorra ante litteram, l’imposizione di un cliché di disperazione in un’Italia sconfitta, ma meno della «vittoriosa» Francia che stava perdendo un impero solido e grande.
A ricordare che allora a Parigi ci si consolava proprio come a Roma fra attori e attrici, Air France ha escogitato all’Auditorium una mostra fotografica anni Cinquanta e Sessanta. Sulla scaletta dell’aereo Anouk Aimée, Martine Carol, Jean Cocteau, Audrey Hepburn, Gina Lollobrigida, Jean Marais, Gerard Philipe, Anthony Quinn, Frank Sinatra... Testimonial tuttora fascinosi e sempre in bianco e nero.
Tutto bianco e nero anche in «100 immagini Dino Risi», che si tiene a palazzo Chigi di Ariccia fino al 30 novembre (chiuso il lunedì). Ci sono immagini di scena dei maggiori film del regista milanese: Il giovedì, Poveri ma belli, Il mattatore, Operazione San Gennaro, Il sorpasso, I mostri, Una vita difficile... Le foto sono firmate collettivamente dall’Associazione dei fotografi di scena. Altro bianco e nero, ma tratto dalla realtà, nella mostra «Il Brasile» di Pierre Verger, connessa alla vasta presenza cinematografica brasiliana al Festival di Roma.

Sono immagini che cominciano dagli anni Quaranta, prese tutte in esterni, fra gente per strada. Era un Paese ben più povero di adesso, ma l’impressione è che la corruzione fosse meno comune. Del resto essa arriva col denaro, quando non si accompagna alla giustizia sociale.

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