da Roma
Nei giorni in cui sinfiamma la discussione nel mondo politico sul riconoscimento delle coppie di fatto, il Papa chiede che la famiglia fondata sul matrimonio sia aiutata e sostenuta anche attraverso «iniziative politiche» e che siano tenuti presenti i «reali bisogni» delle famiglie italiane.
AllAngelus di ieri, in occasione della Giornata della vita, Benedetto XVI ha definito la famiglia «culla della vita e di ogni vocazione» e ha detto: «Sappiamo bene come la famiglia fondata sul matrimonio costituisca lambiente naturale per la nascita e per leducazione dei figli, e quindi per assicurare lavvenire dellintera umanità. Sappiamo però pure come essa sia segnata da una profonda crisi e debba oggi affrontare molteplici sfide. Occorre pertanto ha continuato il Papa difenderla, aiutarla, tutelarla e valorizzarla nella sua unicità irripetibile». «Se questo impegno compete in primo luogo agli sposi ha aggiunto è anche prioritario dovere della Chiesa e di ogni pubblica istituzione sostenere la famiglia attraverso iniziative pastorali e politiche, che tengano conto dei reali bisogni dei coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni». Nessun accenno diretto ed esplicito al dibattito italiano sul riconoscimento delle unioni di fatto, ma una precisa sottolineatura sulla famiglia fondata sul matrimonio da tutelare tenendo conto «dei reali bisogni»: è noto come in più occasioni i vertici dellepiscopato italiano abbiano definito superflua la legislazione sul riconoscimento delle unioni di fatto, a fronte delle reali necessità della maggioranza delle famiglie.
Nel suo breve ma intenso messaggio, Benedetto XVI, davanti a una piazza San Pietro gremita di appartenenti al Movimento per la vita ha detto di volersi unire «ai vescovi italiani per rinnovare lappello più volte lanciato anche dai miei venerati predecessori a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, affinché si mostrino accoglienti verso il grande e misterioso dono della vita». «La vita, che è opera di Dio ha aggiunto il Pontefice non va negata ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità».
Il Papa ha quindi accennato ad un altro dei temi molto dibattuti negli ultimi mesi, quello delleutanasia. Dopo il caso di Piergiorgio Welby, «aiutato» a morire da un medico che ha staccato il respiratore, due settimane fa ha fatto molto discutere la posizione espressa dal cardinale Carlo Maria Martini, che ha invitato la Chiesa a un atteggiamento di maggiore comprensione verso il problema. Le parole di Benedetto XVI sono state nette: «Allo stesso tempo, facendo eco ai pastori della Chiesa in Italia, invito a non cadere nellinganno di pensare di poter disporre della vita fino a legittimarne linterruzione con leutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà».
Parole forti sono anche quelle che arrivano da Napoli, dove larcivescovo, il cardinale Crescenzio Sepe, nellomelia per la Giornata della vita, riferendosi al dibattito sui Pacs, ha parlato di matrimonio «svenduto per interessi ideologici, in nome dei diritti, che niente hanno a che fare col vero matrimonio sancito, tra laltro, dalla nostra Costituzione». Sepe ha invitato a sostenere la vita, e ha mostrato una pergamena dove sono scritti i nomi di 107 bambini «che non sarebbero mai nati se lazione coraggiosa di alcuni non avesse convinto le mamme a non abortire».
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