La condizionale è scaduta, ma limputato non è né rassegnato, né ravveduto. Il grande negoziatore iraniano Alì Larijani, arrivato a Vienna per un incontro in zona Cesarini con il direttore generale dellAiea (Agenzia internazionale dellenergia atomica) Mohammed El Baradei, si guarda bene dallannunciare la sospensione dellarricchimento delluranio preteso del Consiglio di Sicurezza e cerca di guadagnar tempo. Lancia prima un avvertimento agli americani ricordando che la questione nucleare non può venir risolta con la forza e offre poi nuovi colloqui per dissipare le «preoccupazioni di chi teme possibili riconversioni verso armi atomiche». Tra le tante proposte di Larijani manca però quellimpegno a unimmediata sospensione delle attività di arricchimento delluranio che bloccherebbe le sanzioni e permetterebbe lavvio di negoziati. Luomo di fiducia della Suprema Guida Alì Khamenei dopo aver chiarito che Teheran tratterà solo quando la comunità internazionale rinuncerà a porre condizioni avanza alcune offerte minori che vanno dalla promessa di non immettere lesafloruro di uranio nelle centrifughe di Natanz allimpegno di bloccare il processo di arricchimento ai livelli necessari per usi civili.
Il presidente Mahmoud Ahmadinejad non rinuncia invece alla consueta boutade annunciando di esser pronto a metter fine alle attività nucleari solo se le grande potenze internazionali faranno lo stesso. «Chiudere il ciclo di arricchimento per incominciare nuovi colloqui non è un problema - annuncia il presidente - ma giustizia vuole che chi ci chiede di negoziare faccia lo stesso sospendendo i propri programmi nucleari... solo così potremo dialogare in unatmosfera improntata alla correttezza».
Il tempo degli scherzi però è finito. Lultimatum di due mesi per la cessazione di ogni attività di arricchimento delluranio fissato in occasione del voto delle sanzioni è scaduto. Il Consiglio di Sicurezza attende per questoggi il consueto rapporto finale di El Baradei. Un rapporto che, come preannunciato dal direttore dellAiea in unintervista al Financial Times, non potrà certo esser positivo. «Salvo grandi cambiamenti dovrò ovviamente riferire - ha spiegato il responsabile dellAiea - che lIran non rispetta la richiesta della comunità internazionale di sospendere le sue attività». A quel punto il conto alla rovescia verso altre, più dure sanzioni sembra inevitabile. Stavolta le nuove misure contro lIran potrebbero, però, contenere la minaccia di un azione militare in caso dinadempimento. I primi a pretenderlo saranno certamente gli Stati Uniti che, nel frattempo annunciano larrivo di una seconda portaerei nella zona del Golfo Persico. Il Pentagono si guarda bene dallammettere piani per uneventuale azione militare, ma lAmmiraglio Kevir Quinn, comandante della flotta del Golfo fa sapere che la sua missione punta al «rafforzamento della sicurezza e della stabilità nella regione».
La Casa Bianca daltra parte non sembra più disposta ad accettare le boutade del presidente iraniano. «Come possiamo considerarla una proposta seria? - commenta il portavoce Tony Snow -. È una proposta falsa perché la comunità internazionale ha avanzato proposte assai chiare offrendo allIran di utilizzare lenergia nucleare, ma di rinunciare alla capacità di assemblare ordigni atomici e lofferta è ancora valida».
El Baradei pur considerando inadeguata e insolvente la posizione iraniana ha ribadito nellintervista al Financial Times di considerare essenziale anche un cambio di rotta della politica statunitense.
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