da Milano
Botta e risposta a distanza sulle prospettive di fusione tra Astaldi e Impregilo. I vertici della società romana, che pure dimostra unapertura verso quella milanese, esprimono qualche nervosismo: la fusione è fattibile - dicono - a condizione che gli azionisti di Impregilo (Autostrade, Gavio e Ligresti, attraverso Igli, che controlla il 29,80 di Impregilo) si parlino direttamente; «il problema è legato alla governance», afferma Vittorio Di Paola, presidente del nuovo Cda Astaldi. Il quale mostra di non aver gradito le dichiarazioni di Antonio Talarico, amministratore delegato di Immobiliare Lombarda (Ligresti) che due settimane fa ha annunciato la prossima nomina di «un advisor che studi il miglior percorso per Impregilo e Astaldi: unacquisizione o una fusione». Ieri lassemblea di Impregilo, a sua volta, ha formalizzato con la nomina del nuovo consiglio il recente assetto dellazionariato: presidente è stato nominato Massimo Ponzellini, ad è stato confermato Alberto Lina, vicepresidenti sono Giovanni Castellucci (Autostrade) e, appunto, Antonio Talarico. Il quale conferma: «Che unintegrazione tra Impregilo e Astaldi sia positiva, sono tutti daccordo. Da oggi il cda di Impregilo ha i pieni poteri».
Lingegner Di Paola si è lamentato delle sue dichiarazioni...
«Ho solo detto che metterci insieme è valido, si tratta di studiare il miglior percorso. Lo può fare validamente un advisor...».
Trapela qualche nervosismo però.
«Non direi. Scaramucce in una fase in cui noi stavamo ancora definendo il nostro vertice».
E lincarico a un advisor?
«Mi sembra una cosa logica. Non possono avere rapporti singoli tre soci da una parte e uno dallaltra. Occorre qualcuno che per nostro conto studi in base ai numeri, ai bilanci, un percorso condiviso. Non cè niente di strano. Ci sono advisor di eccezionale capacità che hanno progettato fior di operazioni. Intesa San Paolo lhanno fatta gli advisor, non i soci».
Che forma può assumere loperazione?
«Una cosa mi pare di aver capito: che la famiglia Astaldi non vende. Si tratta di intenderci a chi livello intervenire. Se a livello di holding tra di loro e Igli, oppure a livello di settore, unendo Astaldi Costruzioni al ramo costruzioni di Impregilo».
Avrebbe senso?
«Potrebbe essere riduttiva e non ottenere grande immagine a livello internazionale, dove invece un gruppo integrato acquisterebbe un ruolo di primo piano in confronto ai concorrenti francesi, tedeschi e spagnoli. È tutto da studiare. Ho colto comunque unapertura».
Laltra ipotesi è che gli Astaldi entrino in Igli
«Se si delineasse unIgli con quote paritetiche, 25% per ciascuno ai quattro soci, non so come potrebbe essere percorribile. Astaldi è un terzo di Impregilo per fatturato e capitalizzazione e la famiglia Astaldi ha il 52%. Noi tre azionisti di Igli possediamo il 29,80% di Impregilo. Facendo i conteggi dovrebbero essere pagati dei conguagli».
Ci sono stati rapporti o colloqui finora?
«Zero rapporti e zero colloqui. Impregilo ha il suo Cda da oggi, ora vedremo. Si tratta anche di capire esattamente chi sarà linterlocutore dallaltra parte, se il presidente Di Paola o lingegner Astaldi».
I soci Igli sono tutti daccordo?
«Sì, lidea di un advisor è venuta proprio da un consiglio di Igli. Ladvisor potrebbe studiare una formula, discuterla con noi e poi con i vertici di Astaldi: se questo è disposto. Certo che Impregilo va avanti con o senza questa operazione».
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