I piani di Cuba sono cambiati. Raúl guarda fuori e sogna enormi campi da golf. Questa è la sua debolezza, quasi inconfessabile: tra tutti gli sport proprio il golf, la sua passione, simbolo sfacciato dello sfregio capitalista. Ma oggi non importa più a nessuno, oggi conta restare a galla e allora via alla contro rivoluzione che include lusso e ricchezza. Quando il fratello di Fidel chiude gli occhi si immagina distese di campi con prato all’inglese, eleganti signori concentrati sul green a tirare in buca. Cuba è diversa, è diventata un’altra, sono passati più di 50 anni, gli anni della rivoluzione sono lontani. Fin qui Cuba ha lottato, ha stretto i denti, ha sofferto; ma ora basta. Castro è vecchio, resiste con sforzi enormi, gli amici della rivoluzione sono rimasti in pochi, sono tutti ultra ottantenni malandati, si guardano attorno e si sentono soli. Cuba è stremata e Castro lo sa. Oggi l’unica parola possibile resta «economia di mercato». La data del New Deal è già stata fissata: succederà tutto ad aprile, in occasione del VI congresso del Partito comunista cubano. Sarà il nuovo corso di Raúl: meno Stato e più impresa. Sarà la controrivoluzione dell’altro Castro, l’unico modo per salvare il socialismo. L’altro, Fidel resta a guardare da dietro le quinte, sa che non ci sono alternative. C’è un documento già pronto di 32 pagine, le nuove linee sono tutte lì dentro. «Sarà una sessione di lavori volta a trovare soluzioni ai nostri problemi economici».
È l’economia il punto debole del paese, bisogna riportare i conti alla pari altrimenti l’isola affonda. Bisogna tagliare e ripartire, invertire la rotta. I primi a saltare saranno mezzo milione di impiegati statali, troppi e inutili, lo Stato non può più pagare. Ma allo stesso tempo si cercherà di correggere la rotta con l’espansione del settore privato: in cantiere ci sono 250mila licenze per attività private e per la nascita di nuove industrie. Saranno ben accetti gli investimenti che arriveranno dall’estero. È così che Cuba cambierà faccia. Raúl si aspetta di vedere arrivare investitori, si immagina una nuova classe medio alta privilegiata, con un nuovo potere d’acquisto, in cui lo Stato smetterà di assegnare case. L’istruzione e la sanità pubblica tagliata, lo Stato non potrà più garantire i servizi gratuiti, ci saranno i privilegiati, la proprietà privata, il mercato e l’offerta, i poveri. L’altra faccia della medaglia è questa: non ci sarà più il libretto di razionamento per l’acquisto nei negozi di Stato. Il processo sarà graduale, per il momento il progetto ha ancora il peso di un’idea. Mancano ancora particolari, tempistica e dettagli. Si sa solo che per il momento viene escluso ogni riferimento al cambiamento politico. «Solo il socialismo è in grado di superare le attuali difficoltà e preservare la vittoria della rivoluzione», continua a ripetere Castro. Parole che stonano, parlare di vittoria sembra un’eufemismo davanti ad un Paese che sta soffocando, che soffre. Erano 13 anni che non si riuniva un congresso. Ogni volta qualche difficoltà, ci sono stati problemi di leadership e poi la crisi. Ma ora è diverso, la crisi non può più aspettare, la situazione sta precipitando. E poi c’è la questione anagrafica: il lìder maximo è vecchio. A 84 anni Fidel resiste, ma fa fatica, c’è una malattia che l’ha tenuto lontano per molto tempo, dal 2006 il fratello ha preso le redini, eppure Fidel resta ancora il primo segretario del Partito. Il bastone del comando formalmente resta in mano a lui.
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