Nuovi blitz dell’Asl negli ospedali: chiuse due rianimazioni irregolari

A Milano chiudono due rianimazioni. Quella del Pronto soccorso del San Carlo solo temporaneamente e quella del San Giuseppe definitivamente. La prima colpevole di non essere a norma, non ospitando solo pazienti dell’accettazione, e la seconda perché abusiva. I quattro letti con tanto di tubi e apparecchiature erano ospitati in due stanze ricavate da quelli che in passato erano servizi igienici. Una trasformazione di cui l’Asl era all’oscuro e che ha scoperto in un blitz soltanto martedì scorso. E così la rianimazione irregolare ha cessato l’attività. «Non possiamo certo - dichiara l’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani - consentire a strutture non autorizzate di svolgere funzioni che mettono a rischio ipotetico la salute dei pazienti. Si tratta di un caso isolato, cui siamo arrivati grazie ai controlli dell’Asl».
Gli stessi che hanno comportato la chiusura temporanea della terapia intensiva del San Carlo: un blocco della durata di dodici giorni, giusto il tempo per rimettere a norma tutto il pronto soccorso. Nel frattempo saranno garantite solo le urgenze, la direzione generale dell’ospedale ha provveduto, infatti, ad allertare il 118 di non inviare pazienti e ad avvisare la cittadinanza di recarsi negli altri pronti soccorso. Su questi graveranno non pochi pazienti se si considera che il San Carlo è il nosocomio che registra il più alto numero di accessi in pronto soccorso: per l’esattezza 79.000 all’anno.
Ma i disagi sono proprio inevitabili perché era assolutamente impossibile non procedere ai lavori di manutenzione cui l’ospedale è stato obbligato da ben due ispezioni effettuate dall’Asl quest’estate a giugno e a luglio. E a luglio al pronto soccorso è capitato un vero e proprio disastro: vapori di disinfestante utilizzato nei sotterranei hanno invaso il pronto soccorso intossicando una quarantina di persone tra pazienti e dipendenti.

Tra i quali anche alcuni dei sessanta che hanno denunciato con un esposto che il pronto soccorso non era a norma per quanto riguardava sicurezza e privacy. Si tratta degli stessi infermieri che per l’intossicazione da insetticida non accettano la giustificazione che l’incidente sia d’attribuire a un errore umano.

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