«Nuovi, ma non rottamatori Il nostro ufficio? Le piazze»

Michela Vittoria Brambilla, è lei la nuova portavoce dei 40enni del Pdl?
«Nel nostro gruppo c’è totale coesione, tutti ci riconosciamo nel nuovo modello di partito che Alfano...».
È un sì, ministro?
«Certamente sosterrò con forza questa nuova fase».
Ma questo gruppo ha un’idea politica o vi unisce solo il fatto di essere coetanei?
«La questione non è anagrafica, è politica. Il Pdl ha una nuova classe dirigente, capace e preparata, che è entrata in politica e al governo con Berlusconi e che Berlusconi ha avuto il merito di aver cresciuto».
Così non aiuta Alfano, però.
«Prego?»
Ha nominato Berlusconi due volte in una frase, già si dice che Angelino sia un fantoccio nelle sue mani...
«Alfano, come tutti noi, ha dimostrato valore e impegno in questi anni, e per questo diventa segretario e avrà pieni poteri. Vede, gli elettori ci hanno dato un segnale di disagio importante».
Un paio di sberloni, sì.
«E noi daremo risposte chiare. Sul piano del governo, con le riforme come quella fiscale, o col taglio dei costi della spesa pubblica, che dev’essere una priorità. E poi sul piano del partito».
E allora voi 40enni quando lo fate questo benedetto golpe?
«Ah ah. Guardi che noi siamo qui per completare la costituzione del Pdl e arricchirlo».
E per rinnovarlo, no?
«Se è alla rottamazione della generazione precedente che pensa, non è questo il nostro obbiettivo. Riuniamo tante preziose esperienze e di tutti abbiamo bisogno. Da noi, non si rottama nessuno!».
Ma infatti non siete voi che fate la guerra ai vecchi. Sono loro che la fanno a voi.
«Non è così, tutti avvertono la necessità di apportare un cambiamento e sulla nomina di Alfano c’è piena condivisione. Il che dimostra la volontà di realizzare un netto salto generazionale, associando alla competenza anche un approccio culturale, sociale e politico nuovo, maggiormente proiettato verso il futuro».
Gli Scajola, i La Russa, i Formigoni: stanno già cercando di commissariare Alfano, vogliono un Direttorio di cui facciano parte tutti.
«Sa perché la gente ha dato un voto di protesta, o è rimasta a casa? Per la crisi economica: le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, le piccole e medie imprese hanno bisogno di sostegno, i giovani sono disoccupati».
Come dire che alla gente non gliene frega del direttorio.
«Intendiamoci: un conto è il luogo di confronto interno, un conto sono le correnti, modelli da prima repubblica che il Pdl ha seppellito. Alfano è una pietra tombale su quelle logiche polverose. E gli esponenti del mio partito che lei ha citato hanno questa stessa visione».
Ma se non gli avete dato nemmeno l’ufficio!
«Intanto diventerà segretario solo il primo luglio».
Vabbè.
«E poi sa cosa? Non credo sia la sua preoccupazione, perché intanto non gli serve».
È un simbolo di autorevolezza...
«Lo era nella prima Repubblica. Io ritengo che il mio ufficio sarà fra la gente, nelle piazze. Alfano dovrà stare tanto in giro che in ufficio non ci starà mai».
Ora che avete voluto la bicicletta...
«Il Pdl è più una Ferrari».
Siete pronti a guidarla?
«Le parole chiave cui dovrà ispirarsi la nuova struttura del partito sono tre. Democrazia, merito, apertura all’esterno».
Che tradotto per mia nonna?
«Dobbiamo essere fra la gente. Avere il polso del Paese, per trasmetterlo al governo. E vede, il meccanismo è lo stesso per cui Alfano diventa segretario: la meritocrazia.

Il militante che da tre anni mi va ai gazebo sotto il sole o a volantinare sotto la pioggia, va premiato».
Premiato
«Tutti devono poter partecipare alle scelte del partito, e all’elezione dei dirigenti. Su questo c’è il mio impegno personale».

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