RomaCè chi lo derubrica a semplice «suggerimento». Cè chi si rifugia nella morbida terminologia straniera, invitando a non considerare quello del Colle come un invito a carattere imperativo bensì come un classico esercizio di «moral suasion». Fatto sta che, al di là dei no-comment di alcuni e della doverosa cortesia istituzionale di altri, dentro il Pdl le perplessità espresse dal presidente Giorgio Napolitano sul possibile spostamento di un ministro già in carica al dicastero della Giustizia - «meglio evitare leffetto domino», il suo consiglio - non accendono certo il fuoco dellentusiasmo e fanno scattare qualche un dubbio sullatteggiamento di un arbitro la cui maglietta a volte tende a confondersi con quella dei giocatori. «Non cè dubbio che le perplessità del Capo dello Stato stanno allungando i tempi della nomina - ammette un dirigente del partito di Via dellUmiltà - Dispiace perché certo non sono stati ipotizzati nomi di secondo livello e non si capisce perché se il nome di un ministro va bene per una poltrona venga poi ritenuto non adatto per unaltra». In ogni caso la sensazione è che, al di là di questa sequenza stop and go, martedì o mercoledì il presidente del Consiglio chiuderà la partita del Guardasigilli insieme al Capo dello Stato (che lascerà Roma giovedì).
La rosa al momento è ancora piuttosto ampia e comprende Maurizio Lupi, Enrico La Loggia, Renato Brunetta, Alfredo Mantovano, Nitto Palma, Annamaria Bernini, Donato Bruno e alcuni tecnici. Probabilmente a Napolitano verranno sottoposti soltanto un paio di nomi e si discuterà su un ventaglio ristrettissimo di ipotesi. Nei giorni scorsi aveva ripreso quota anche la possibilità di riportare a Via Arenula Roberto Castelli, unopzione molto gradita a Roberto Maroni che sembra poi essere definitivamente tramontata.
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