Obama: «Catastrofe evitata grazie al maxi-piano di aiuti»

Compie giusto un anno il maxi-piano da 787 miliardi di dollari adottato dagli Stati Uniti per puntellare l’economia vicina al baratro. Tempo di bilanci, dunque, ora che il grande uragano si è allontanato lasciando però ancora irrisolto il problema della disoccupazione e del disavanzo federale. Barack Obama non ha comunque dubbi: quella era l’unica strada percorribile. «Grazie al piano di stimolo - ha detto ieri il presidente Usa - è stata evitata una catastrofe e una nuova Depressione non è più una possibilità. Gli aiuti stanno funzionando: senza, oltre 2 milioni di americani in più sarebbero senza lavoro».
In ogni intervento di Obama, il richiamo alla delicatissima situazione occupazionale è ricorrente. D’altra parte, anche se il Pil ha rialzato la testa nel quarto trimestre 2009 (+5,7%), non c’è ancora traccia di ripresa nel mercato del lavoro. Con le elezioni di medio termine che si avvicinano, costretto a fronteggiare un preoccupante calo dei consensi e preoccupato per i conti a rischio di alcuni Stati che potrebbero tradursi in nuovi licenziamenti, l’inquilino della Casa Bianca deve trovare il modo per ridurre il numero di chi è a spasso. I jobless sono ancora troppi, circa 16 milioni. «Nonostante lo straordinario sforzo, milioni di americani restano senza lavoro», ha infatti ammesso Obama, che ha però invitato le imprese a far la loro parte: «Le aziende sono il motore della crescita dell'occupazione», mentre il governo può solo «fornire una spinta temporanea che rimetta soldi in tasca alle persone e mantenga i posti di lavoro».
La speranza è che il miglioramento dei conti societari visto anche ieri in alcune relazioni trimestrali e la stabilizzazione del settore edilizio (le nuove costruzioni abitative in gennaio hanno segnato un aumento del 2,8% al tasso annuo di 591mila unità) possano aver ricadute positive sul mercato del lavoro. Dai verbali dell’ultima riunione, è emerso che la Fed ha alzato le stime del Pil 2010 al 2,8-3,5% (3,4-4,5% nel 2011), mentre il tasso di disoccupazione sarà tra il 9,5 e il 9,7%. Per il momento, ad approfittare delle buone notizie sono le Borse, tutte in rialzo ieri in Europa dove, almeno per un giorno, i guai della Grecia sono passati in secondo piano (+1,7% Milano, la migliore); positiva anche Wall Street, con il Dow Jones in crescita dello 0,33% a un’ora dalla chiusura e con il Nasdaq in crescita dello 0,35%.
Un altro fronte aperto per Obama è quello dei conti federali, destinato a lievitare quest’anno secondo le stime governative fino a 1.560 miliardi di dollari. Oggi il presidente insedierà la Commissione nazionale per la responsabilità fiscale e la riforma, ovvero la commissione anti-disavanzo che sarà composta da 18 membri. Gli economisti, riporta il New York Times, sono scettici sulla capacità di Obama di comprimere il disavanzo, se non a patto di infrangere la promessa elettorale di non aumentare le tasse alle famiglie con redditi inferiore ai 250mila dollari.
«A complicare la situazione - osserva il New York Times - è il dibattito su quanto velocemente Washington potrebbe agire sul fronte del debito se lo volesse». A questo si aggiunge il fatto che «l’amministrazione Obama, i leader democratici del Congresso e molti economisti premono per ulteriori misure di stimolo mentre il settore privato resta debole. La rabbia legata al pesante deficit sta spingendo i repubblicani e alcuni democratici conservatori a chiedere un immediato taglio della spesa. Lo stesso Obama ha proposto il congelamento di alcune spese discrezionali per tre anni».

Nella sua analisi, il quotidiano rileva infine che molti analisti ritengono che il presidente e il Congresso potrebbero inviare un forte segnale ai mercati raggiungendo quest’anno un accordo che prevede un taglio delle spese e un aumento delle tasse nel lungo termine a partire dal 2012.

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